Ospedaletto, rogo alla Pulieco: ancora fiamme tra i rifiuti

Una banale combustione, provocata molto probabilmente dalla fermentazione dei rifiuti stoccati nel capannone. All’origine dell’incendio scoppiato ieri pomeriggio alla Puleco di Ospedaletto Lodigiano sembrerebbe esserci del gas metano sprigionato da materiale organico. È però sulla sospettata presenza di questo materiale tra gli ingombranti che dovranno lavorare gli inquirenti. A detta di un incaricato della ditta accorso sul posto, l’incendio ha riguardato infatti il solo ammasso di rifiuti solidi inorganici sistemati nel magazzino, rifiuti da cui è impossibile si sia prodotto gas combustibile come quello che si ipotizza abbia causato l’incendio. La supposizione, dunque, è che vi fosse dell’altro, qualcosa di organico come semplicemente dell’erba, in mezzo a materassi, divani e materiale simile. Se così fosse ci sarà però da spiegare cosa ci facesse lì dentro. Messi da parte i ragionamenti sulle cause, l’incidente di ieri è da registrare come contenuto. Niente a che vedere con la serie infuocata di episodi che avevano messo in allarme il Lodigiano lo scorso anno: il pensiero corre a quello colossale alla Lodigiana Ambiente, sempre a Ospedaletto, di fine 2010, ai roghi a San Giuliano, Boffalora e da ultimo alla Pantaeco di Coste Fornaci in quel di Casalpusterlengo. In alcuni era stato sollevato persino il dubbio di un’origine dolosa. Di certo c’è che con l’episodio di ieri si allunga sempre di più la scia di episodi, tra l’altro avvenuti tutti in giorni festivi, a lavorazioni bloccate. Le fiamme alla Pulieco si sono mangiate invece una ventina di quintali appena di materiale, l’equivalente di un cassone scarso sistemato lì da venerdì pomeriggio. Da qualche settimana la pressa per l’imballaggio è fuori uso e per smaltire i rifiuti la Pulieco è costretta a caricarli sfusi sui camion. E sfusi si trovavano nel magazzino. La fortuna ha voluto che fossero per lo meno in una posizione facile da attaccare con i getti d’acqua da ogni lato: proprio al centro del magazzino, il che ha permesso ai vigili del fuoco del comando provinciale di Lodi e ai colleghi di Casale e Sant’Angelo di accerchiare l’incendio. La vera difficoltà è stato piuttosto il fumo, una coltre nera e maleodorante che ha costretto i pompieri a proteggersi il volto con autorespiratori per introdursi all’interno. Domare le fiamme ha richiesto poi qualche decina di minuti. I vigili si sono messi all’opera attorno le 16.30 azionando due autopompe e un’autobotte alimentate con l’impianto antincendio della ditta e le operazioni si sono concluse un’ora dopo. Come ultimo accorgimento hanno provveduto allo smassamento dell’area, scongiurando così che si accendessero nuovi focolai. I rilievi sono stati eseguiti dai carabinieri della stazione di Orio Litta, inviati sul posto in seguito alla telefonata al 118 di un passante diretto a Casalpusterlengo, sorpreso dalla scia impressionante di fumo che ha invaso la strada.

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