Orio, una stazione fantasma

Manca tutto, dalla biglietteria alla sala d’attesa

L’ingresso è murato, ed anche le finestre sono murate. La stazione di Orio Litta sembra un quadro di Josef Albers, uno di quelli catalogati nella serie “Omaggio al quadrato”, davanti ai quali siamo invitati ad immaginare la profondità delle forme. Dicono che una volta, dentro il piccolo edificio, ci fossero una saletta d’attesa e persino un orologio. E che tanto bastava ai pendolari del paese per ripararsi dal freddo le mattine d’inverno. Per verificare la fondatezza delle voci, e andare in traccia di segni di vita oltre quei muri, ci vorrebbe però un piccone.

«Hanno murato tutto perché negli ultimi tempi c’erano persone che andavano dentro di notte», dicono al bar che si affaccia sulla strada, a poche decine di metri dalla stazione. Balordi? Barboni in cerca di un tetto? Chi andava dentro di notte? Nessuno si sbottona. Andavano dentro di notte e basta. Certo è che adesso nella stazione non si entra nemmeno di giorno. E chi aspetta il treno per Pavia o per Codogno può tutt’al più tentare di accomodarsi su una panca di legno ormai marcio.

Configuarata come “casello ferroviario” e classificata come “passante”, la stazione è senza biglietteria automatica, senza obliteratrice, senza orologi, senza bagni, senza accessi per le persone disabili. Qualcosa però c’è: una moderna pensilina (il fatto che non sia corredata di una panchina è solo un dettaglio); un posteggio per biciclette con quattro rastrelliere; un grande parcheggio per le auto che serve anche i clienti di un supermercato; due cestini per i rifiuti. Anche il foglio degli orari c’è: in formato ridotto e attaccato con lo scotch, ma c’è. Ci sarebbe anche una fontanella, se soltanto scendesse l’acqua dal rubinetto. E ci sarebbero anche gli altoparlanti, se soltanto non restassero muti.

Tra le cose che non mancano ci sono anche un po’ di rifiuti sparsi nella sterpaglia dietro la pensilina: bottiglie di birra, sacchetti di patatine, pacchetti di sigarette accartocciati, lattine compresse. Ed anche fazzoletti di carta, sempre utili ad asciugare le lacrime di rabbia quando un treno viene soppresso.

I treni che fermano durante il giorno sull’unico binario sono quattordici. Il primo alle 6.43, l’ultimo alle 19.41. Sette sono diretti a Pavia, sei a Codogno, uno a Cremona. Il primo per Codogno è alle 7.36: un bel problema per i pendolari di Orio Litta, in buona parte studenti, che la mattina, diretti a Casale o a Milano, vorrebbero partire in treno dalla loro stazione. Ad esempio per Cesare Bolis, 21 anni, studente a Milano al corso di laurea in Allevamento e benessere animale: «Tutte le mattine - dice - devo andare in macchina a Casale per prendere il treno per Milano che parte alle 7.29. Non ho altra scelta». O per Davide Fallacara, 18 anni, studente alle superiori a Casale: «Io non ho ancora la patente, per poter essere sicuro di entrare in classe puntuale mi devo fare accompagnare da mia mamma la mattina presto. Partiamo alle 6.30, perché poi lei deve tornare indietro e aprire il bar».

Inutile dire che tra coloro che possono permettersi di prendere il treno alla stazione del paese c’è chi inganna il tempo dell’attesa facendo scorrere la punta del pennarello dove capita. Anche sul cestino dei rifiuti, dove è impressa una dedica ad una certa principessa Picci: «Principessa sei tutto per me, sei tutto ciò che chiamo amore». L’autore dev’essere lo stesso che su un muro della stazione ha scritto con lo spray a caratteri cubitali «buongiorno principessa». Chissà se quel giorno la stava aspettando sul cavallo.

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