C’erano diverse uova d’insetto nei resti del giovane uomo fatto in sette pezzi e ritrovato nella mattinata dello scorso 1 aprile a Orio Litta: presso l’Istituto di medicina legale di Pavia le hanno riposte in appositi contenitori e attendono che nei prossimi giorni, dallo sviluppo, si possano determinare le specie, utili, per gli entomologi forensi, anche per determinare data e circostanze della morte.
Le indagini per assicurare alla giustizia il “macellaio di Orio”, così qualcuno ha ribattezzato l’assassino dato che il corpo aveva subito un trattamento che solo uno specialista sembra in grado di infliggere, dipendono in questo momento solamente dai laboratori: dagli inquirenti, a venti giorni dal macabro ritrovamento, trapela solo che il cadavere non è stato ancora identificato, e che neppure la causa della morte sarebbe ancora certa. «In casi come questo si devono attendere tutte le analisi - si limita a chiarire al proposito il medico legale Maurizio Merlano - e la mancanza di parti del corpo non agevola sicuramente il nostro compito».
A questo punto, l’ipotesi è che la ferita mortale, che potrebbe aver causato il dissanguamento riscontrato nella salma, possa essere stata inferta al capo o più probabilmente nella parte di collo che manca, assieme al cranio e a entrambe le mani.
Dopo la catalogazione iniziale, sono entrate nel vivo solamente nei giorni scorsi anche le analisi presso il reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri di Parma guidato dal colonnello Giampietro Lago. Analisi non solo sulle tracce di dna repertate sugli abiti, ma anche sui materiali, sulle fibre, comprese le tracce lasciate dal veicolo utilizzato per portare la salma lungo la ex statale 234 e fin sul ciglio della riva del Lambro. Mentre ai carabinieri di Lodi non sono più giunte altre segnalazioni di scomparsa dopo le otto arrivate nei tre giorni successivi al ritrovamento.
Tra qualche giorno, «ma probabilmente non a breve», trapela dagli investigatori, arriveranno quindi decine di indizi di tipo tecnico che saranno utili per le indagini tradizionali ma che risulteranno decisivi solamente dopo che sarà imboccata una pista. Che arrivi dal nome della vittima piuttosto che dalle analogie con il caso di Inverno e Monteleone o da una segnalazione fortuita di movimenti sospetti, quella sarà la svolta nelle indagini. Che finora tutti negano ci sia stata, anche se settimana scorsa si sperava molto nei raffronti tra il profilo genetico della salma e le banche dati del dna.
Anche nelle scorse ore Edmondo Pea, uno dei medici legali incaricati dal pm Caterina Centola per questo caso, e militari del reparto operativo dei carabinieri di Lodi si sono incontrati in procura. «Nessun summit sulla vicenda di Orio Litta», assicura il procuratore capo Gian Luigi Fontana. Normale lavoro di indagine.
© RIPRODUZIONE RISERVATA