Orio Litta, c’è una pista per il cadavere del Lambro

Almeno una delle telefonate giunte dopo l’appello degli inquirenti avrebbe fornito spunti interessanti per il caso del giovane uomo tagliato in sette pezzi e scaricato in riva al Lambro a Orio Litta tra mercoledì e giovedì scorsi. Spunti relativi alle circostanze dell’abbandono della salma, per la quale ieri sera è stato lanciato un appello anche in chiusura della trasmissione Rai “Chi l’ha visto”. Prostituzione, droga, o un gesto di follia omicida: questi gli scenari nei quali potrebbe essere maturato l’omicidio della scorsa settimana. I primi due, già vagliati dalla procura di Pavia nell’estate del 2007, quando un uomo senza mani era stato trovato a Inverno e Monteleone, il terzo che si aggiunge per le similitudini tra i due omicidi e per l’ombra inquietante della donna fatta a pezzi e mutilata a Roma. Le segnalazioni di scomparsi finora giunte al comando provinciale dei carabinieri di Lodi rimangono 8 e i militari sono intenzionati ad allargare il cerchio: qualora questi nuovi nomi e quelli già acquisiti nella banca dati degli scomparsi in Italia non portassero a dare un nome alla salma, si proverà anche all’estero. Quello che è sempre più probabile infatti è che la vittima non fosse inserita nel tessuto sociale italiano. Dall’autopsia sono arrivati finora solo elementi tali da far ipotizzare che la salma sia stata dissanguata prima di venir sezionata, “trattamento” avvenuto nel periodo di rigor mortis. Secondo indisscrezioni sarebbe inoltre da escludere che la ferita passante al torace sia stata quella mortale. Ulteriore indicazione: la morte risale a non oltre 24/30 ore prima del ritrovamento.

In occasione dell’abbandono della salma è sparito per l’ennesima volta il lucchetto che dovrebbe impedire l’accesso alla strada d’argine del Lambro dalla provinciale 234: «É già capitato una decina di volte in questi anni - ricorda il sindaco di Orio Litta Pierluigi Cappelletti -. La sbarra era stata messa contro gli scarichi abusivi. Ma quello in cui è stata trovata la salma è un punto che andrebbe controllato di più: tempo fa c’era una moto senza targa, rimasta un mese nascosta in un manufatto idraulico e poi sparita. E c’erano anche le prostitute, che però da tempo non si vedevano». Nel Lodigiano la prostituzione di strada è quasi assente e quindi è difficile pensare a tensioni per il controllo di un mercato che è residuale, anche se tra Pavese, Piacentino e Milanese, non lontani, il fenomeno e i relativi racket sono sicuramente presenti. I sequestri di droga confermano invece che il “settore” è florido anche nella nostra provincia. E l’efferatezza del delitto fa pensare all’operato di persone avvezze alle brutalità. Ma soprattutto c’è una domanda: perché chi è stato capace di liberarsi di mani e testa non ha fatto altrettanto con le altre parti del cadavere, quando sarebbe bastato lanciarlo nel fiume? Forse l’assassino non aveva tempo, forse semplicemente ha espresso spregio per la vittima, gettandola come immondizia, o voleva dare una lezione a chi “è nel giro e sa” e far vedere che fine fa “chi sgarra”, forse, infine, è un folle che si compiace dell’orrore che suscitano le sue gesta. Un caso terribile, complesso, difficile. Eppure fin dalle prime ore in procura e tra gli inquirenti si è colto un clima di cauto ottimismo.

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