«Ora l’Europa non va come dovrebbe»

Lech Walesa critica il Vecchio Continente, don Barbesta l’Italia

Il fallimento della politica italiana, gli sforzi vanificati di Solidarnosc. Nel giorno in cui «di pazienza non ne abbiamo più e di certo non possiamo più aspettare: tutti noi con responsabilità dobbiamo scegliere uomini nuovi, che abbiano il popolo dentro il cuore».

Parole crude, dure, quelle di don Peppino Barbesta, fondatore e anima dei Lavoratori Credenti, il primo ad accogliere e abbracciare, ieri sera a Retegno, il premio Nobel per la Pace Lech Walesa, arrivato al campo sportivo dell’oratorio poco dopo le 20.15. E proprio all’ex elettricista ed ex capo di Stato, fondatore del sindacato polacco Solidarnosc, tra i protagonisti della storia del Novecento e della lotta al Comunismo, don Peppino Barbesta ha chiesto aiuto ieri per un’Italia «in cui regna l’inconcludenza di tutti, in cui c’è bisogno di lottare e in cui ognuno di noi deve fare la propria parte, non solo per sé, ma anche per gli altri».

Durissimo l’attacco sferrato da don Barbesta alla politica italiana, nel corso di una appassionata, trascinante omelia: «Oggi noi, da poveri elettricisti dell’Europa, abbiamo bisogno di te, Walesa, perché tu ci possa insegnare come uscire dalla notte. Di pazienza non ne abbiamo più. É troppo tempo che navighiamo al buio, nella inconcludenza di tutto e di tutti. Dobbiamo scegliere uomini nuovi. Gente e persone nuove, che si mettano nel cuore il popolo, la povera gente».

All’uomo di Stato («a cui questa sera mi permetto di dare del tu come segno di familiarità perché siamo noi oggi i poveri elettricisti ad aver bisogno di uscire dal buio della notte»), a cui don Peppino Barbesta ha poi ricordato i pomeriggi nel cortile della parrocchia di Santa Brigida di Danzica, «in cui, caro presidente della storia, ci raggiungevi con indosso una tuta consunta e su un furgone che sembrava avere cento anni, pregandoci di parlare sempre in Occidente degli oppressi polacchi per far sì che la dittatura allentasse un po’ la sua presa».

Un aiuto, quello dei Lavoratori Credenti alla causa polacca, che il presidente ha riconosciuto non appena presa la parola alla fine della cerimonia. Parole dure, anche le sue, indirizzate alla riflessione su ciò che è venuto dopo la lotta di Solidarnosc.

«Forse non preghiamo abbastanza, forse abbiamo scelto male, forse abbiamo consegnato la nostra vittoria nelle mani sbagliate - ha detto il premio Nobel, presidente della Polonia dal 1990 al 1995 - , ma gli effetti sperati non si vedono. Grazie alle nostre azioni e al vostro prezioso aiuto in quei giorni difficili, la vittoria è stata possibile. Ma devo confessarvi che non sono così soddisfatto dei risultati oggi. Abbiamo tutta l’Europa a disposizione, un patrimonio enorme, e non riusciamo a metterlo in moto. Forse i sindacati non sono più attivi come prima, ma il fatto è che le cose non vanno affatto come dovrebbero». Uniti nell’abbraccio iniziale, lungo e fraterno, don Peppino Barbesta e Lech Walesa, hanno viaggiato sulla stessa lunghezza anche nelle parole. Arrivate in una serata emozionante per i tantissimi lodigiani presenti, stretti in un silenzio commosso, poi diventato applauso incessante per l’ex elettricista che ha contribuito a cambiare il volto dell’Europa e del mondo.

Teatro della serata, l’oratorio di Retegno di Fombio che ha ospitato anche la Messa per la Patria all’aperto, omaggio a quelle celebrate una volta al mese e con qualsiasi condizione atmosferica nello spazio davanti alla Chiesa di Padre Popieluszko, cappellano del sindacato Solidarnosc e giovane martire.

A fianco di don Barbesta hanno concelebrato don Diego Furiosi prevosto di Codogno, don Ernesto Zanelotti parroco di Fombio, don Nando Brizzolari parroco di Miradolo e don Luca Maisano parroco di San Fiorano. Sandro Squintani a nome dei Lavoratori Credenti ha letto una toccante testimonianza.

Qualche centinaio gli intervenuti alla Messa. In prima fila numerosi sindaci della Bassa, guidati dal primo cittadino di Codogno. Davide Passerini, sindaco di Fombio - di cui Retegno è frazione - a nome dei suoi colleghi ha reso omaggio a Walesa. Tra le personalità intervenute, anche l’assessore provinciale del Pdl Mariano Peviani e Guido Guidesi, segretario provinciale della Lega nord. In mezzo alla gente, anche Mario Uccellini, segretario della Cisl, che si è fatto carico di gestire in prima persona tutta l’organizzazione della presenza di Walesa nel Lodigiano.

Il premio Nobel, prima di salutare i presenti, ha chiesto di poter fare una foto di gruppo con i polacchi presenti. Ce n’erano una ventina, arrivati anche da Milano, per stringersi attorno a un concittadino entrato prepotentemente nella storia della Polonia.

Rossella Mungiello

Una serata ricca di emozioni ieri a Retegno per l’arrivo di Lech Walesa, l’elettricista di Danzica diventato protagonista della storia del Novecento con la vittoria sul totalitarismo comunista. Oggi Walesa è a Lodi: in mattinata l’incontro con i sindacati e gli studenti

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