Nutrie inarrestabili, è allarme

La gente si trova a convivere con gli animali che hanno letteralmente distrutto un’area coltivata a granturco: gli agricoltori

non sanno cosa fare, si tratta di un vero e proprio “esercito”

Mezzo campo di granoturco divorato dalle nutrie. In via Adda, dietro alla chiesa della Madonna di Caravaggio, la convivenza con i roditori sta diventando per i residenti giorno dopo giorno più difficile: la colonia di nutrie presenti in quella zona ormai da qualche anno è in continuo aumento e secondo una stima di chi ci abita sarebbe già arrivata a una trentina di esemplari.

Un esercito, che esce allo scoperto quando il sole inizia a calare e prende possesso dei terreni confinanti con il fossato dove hanno trovato casa. Poi la notte è tutto un rosicchiare i fusti di granturco che crescono vicino al gruppo di case della Curia dove vivono in affitto alcune famiglie codognesi. Un “concerto” che non lascia riposare in pace, così la sera si è costretti a stare in casa con le finestre chiuse. E al diavolo il caldo e l’afa.

«Di giorno stanno dentro al fosso, poi a una cert’ora vengono fuori e le si vede “pascolare” nel campo - spiega uno degli affittuari, indicando dal terrazzino di casa la parte del terreno danneggiata -. Con il granoturco adesso si vedono poco, ma quando c’è l’erba bassa si vedono benissimo».

In quindici giorni le nutrie hanno raso al suolo la metà del campo coltivato, con buona pace dei proprietari che non sanno più che cosa fare. «Mettono le trappole, ma le nutrie non ci entrano più - spiega il residente -. Probabilmente hanno capito come funziona e ci stanno alla larga».

È un fatto che i roditori hanno trovato di che cibarsi e senza nessuno che riesca a fermarli, non fanno altro che crescere in numero. Nel tempo sono diventate una vera e propria colonia, con maschi e femmine adulti e i nuovi nati al seguito. «Sono come delle mandrie - spiega un altro codognino residente in via Adda, in arrivo in bicicletta -. La notte sono un tormento, praticamente vivono nelle ore notturne e quando noi cerchiamo di dormire, loro sgranocchiano il granturco. Tutta notte si sentono i fusti venire giù».

Lo spiazzo di terreno senza più una pianta di mais rimasta in piedi sembra devastato dal passaggio di un uragano, o «da una grandinata», riflette Aldo ad alta voce. Ma in quel caso tutta la coltivazione sarebbe andata distrutta, mentre si vedono ad occhio nudo il rettangolo dove le nutrie hanno già fatto piazza pulita e la specie di corridoio, anche quello rasato, che si spinge fino al fossato e scompare dietro il granoturco che si è salvato. Per il momento almeno, perché di questo passo, entro la fine dell’estate, non si sa quanto ne resterà per il raccolto.

«È assurdo che mangino un campo intero - prosegue il codognino -. Il disastro è qui da vedere, una cosa impressionante. Per non parlare dei versi che fanno, un fastidio che non fa chiudere occhio».

Laura Gozzini

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