A due anni dal terribile ritrovamento in riva al Lambro a Orio Litta del corpo fatto a pezzi e privato di testa e mani di un giovane marocchino, mancherebbe ancora la certezza al 100 per cento che si trattasse del 21enne Abdelaziz Elkhairi. Il 27enne H., che si ritiene possa essere in fratello della vittima, era arrivato clandestinamente in Italia nella primavera dello scorso anno e si era poi presentato dai carabinieri di Lodi per chiedere notizie delle indagini sulla scomparsa di suo fratello, del quale non aveva notizie da circa un anno. In realtà il 27enne e i suoi familiari si erano mobilitati anche prima, nei giorni successivi alla scoperta del cadavere, quando alla comunità marocchina a Milano era giunta l'eco degli appelli in tv per l’identificazione, ed era stato così che i carabinieri erano giunti ben presto al probabile nome della vittima.
L’arrivo in Italia del fratello ha permesso un confronto del Dna, ed è emersa una buona compatibilità. «Ma per avere la certezza - spiega l’avvocato milanese Debora Simona Giannetti, che assiste il 27enne H. Elkhairi, accusato di reingresso illegale in Italia - occorre il Dna dei genitori». Che invece sono rimasti in Marocco. Ancora oggi, quindi, nome e cognome della vittima non sarebbero una certezza. L’avvocato chiede che il caso di Orio venga risolto.
È ufficiale, invece, l'iscrizione di almeno un indagato nel fascicolo per omicidio volontario e occultamento di cadavere aperto dopo il ritrovamento della salma. Ma questo è l’unico dato ufficiale che trapela dalla procura della Repubblica: perché scattino misure o si chiudano le indagini, sono quindi necessari riscontri che al momento mancherebbero. Riscontri che, visto il tempo passato, sia per questo delitto sia per quello molto simile avvenuto nella primavera del 2007 nella zona di Inverno e Monteleone, potrebbero non arrivare mai. Anche perché si ritiene che la vittima si ritiene fosse uno spacciatore, e quindi le persone a conoscenza di quanto accaduto, anche se estranee all'omicidio, potrebbero avere tutto l'interesse a non esporsi con le forze dell'ordine.
Uno dei presunti complici del morto era stato arrestato alcuni mesi dopo l'omicidio dai carabinieri di Lodi, con l'accusa di aver spacciato nei campi.
Ma in quei mesi del 2011 l’area tra San Colombano e Livraga era battuta anche da un’altra attività investigativa, riguardante lo spaccio sui colli e condotta dalla guardia di finanza di Lodi. Per questi fatti sono a processo due marocchini, latitanti, di Ouled Youssef, cittadina vicina a Beni - Mellal, che è invece la zona d’origine del probabile morto di Orio e del 27enne probabile fratello.
Per l'indagine della Finanza, dopo che gli altri indagati hanno definito le loro posizioni, sono a giudizio i 23enni J.M., 23 anni, e Y.B. «Ma non si tratta della stessa “batteria” di cui faceva parte il giovane ucciso», chiarisce l'avvocato Alessandra Bigliani.
Carlo Catena
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