«Marca italiana per rilanciare la Lever»

I sindacati chiedono che Casale torni al centro della produzione

I lavoratori della Lever rivogliono una marca italiana per il mercato dei detersivi liquidi per lavatrici: è la richiesta formale che la Rappresentanza sindacale unitaria ha portato al tavolo di contrattazione aziendale, i cui incontri sono iniziati venerdì per il rinnovo triennale del contratto di fabbrica. Da quando anni fa fu venduto Bio Presto, la fabbrica di Casale non è più stata al centro della produzione di prodotti italiani per il mercato italiano, e proprio questa sarebbe considerata un’operazione fondamentale per il pieno rilancio dello stabilimento casalino. «Dopo il sacrificio dell’ultima ristrutturazione, la chiusura del reparto polveri, i 140 colleghi lasciati a casa, francamente ci aspettavamo qualcosa in più in termini di rilancio - dice Stefano Priori della Rsu -. Invece, soprattutto sui volumi, le cose non vanno come si sperava. Nel primo trimestre abbiamo avuto un più 10 per cento di volumi di produzione, che però ha fatto pari con il meno 10 per cento del secondo trimestre, mentre luglio e agosto sono in linea con l’anno scorso. Insomma, non sono arrivati volumi in più, come ci era stato ventilato e come speravamo per un pieno rilancio della fabbrica. A nostro avviso Casale deve tornare al centro della produzione, e può farlo con un prodotto italiano per il mercato dei detersivi liquidi per lavatrici».

Inoltre, la situazione nel reparto intermedi è sempre più difficile e in estate le settimane di chiusura della linea sono state tantissime finora. Grazie a un accordo interno, la decina di lavoratori del reparto non viene più messa in ferie obbligatorie, ma ruota su altre produzioni. «Ci attendiamo nei prossimi mesi una soluzione definitiva per questo reparto, tenendo ben presente quello che aveva dichiarato il direttore, ovvero che non ci sarebbero stati problemi di tipo occupazionale per i 10 lavoratori - continua Priori -. D’altra parte, gli investimenti sono arrivati: l’impianto di cogenerazione, l’ampliamento di una parte di fabbrica, e ora il microclima del mezzanino, importante per le condizioni dei lavoratori perché in estate è impossibile lavorare in quel settore a causa della temperatura. Ciò che preoccupa è che senza volumi tutti questi investimenti significano poco».

In parte sui volumi pesa anche il cambio di strategia di Unilever, che ha deciso di non tenere più grandi quantitativi stoccati in riserva. Poi c’è il mercato globale, con la sua crisi da cui non sembra ci siano soluzioni.

«Condivido l’analisi di fondo, ma al momento questa non è un elemento di preoccupazione - spiega Carlo Carelli della Rsu -. Infatti, l’attesa di maggiori volumi era del 10 per cento. Non sono arrivati, ma siamo in linea con quelli dell’anno scorso in una situazione di mercato di costanti segni negativi. L’accordo di due anni fa è stato fatto per dare un futuro a Casale, e a quello continuiamo a fare riferimento, considerando anche che gli investimenti strutturali sono arrivati».

Andrea Bagatta

© RIPRODUZIONE RISERVATA