Livraga, parla la vittima dello stupro

In quasi quattro ore di deposizione in diretta dalla Romania sono arrivate ieri mattina accuse che potrebbero rivelarsi decisive almeno per due dei quattro romeni di etnia rom sotto processo a Lodi per le ipotesi di violenza carnale e sequestro di persona: la giovane donna, anche lei romena ma non di famiglia nomade, che nel giugno del 2006 era fuggita all’alba da un’abitazione di Livraga e aveva denunciato di essere reduce di una notte di sevizie ha infatti confermato quanto aveva già raccontato ai carabinieri. Per il tribunale di Lodi si tratta di una delle primissime udienze in cui un testimone compare solamente attraverso un collegamento video e audio, al punto che solamente nelle scorse settimane si è scoperto che il palazzo di giustizia lodigiano non dispone di computer certificati, e per questo l’udienza di ieri si è celebrata in una delle aule bunker di Milano, quartiere Ponte Lambro, dove si sono trasferiti temporaneamente il pm Giampaolo Melchionna, il collegio presieduto da Angela Scalise, cancelliere e difensori.

La donna che ha denunciato di essere stata violentata da due rom all’epoca dei fatti aveva appena compiuto 18 anni e si era resa irreperibile poco tempo dopo l’arresto dei sospettati, e non si era presentata nemmeno all’incidente probatorio che aveva preceduto il rinvio a giudizio. Le indagini dei carabinieri avevano portato inoltre a ricostruire un altro episodio simile, vittima una moldava residente in Emilia Romagna, accaduto poche settimane prima: la ragazza aveva appena 17 anni. Quest’ultima però è rimasta irreperibile, e la sua testimonianza al processo sarà acquisita attraverso i verbali dei carabinieri, completi di riconoscimento degli indagati attraverso le foto segnaletiche.

La romena invece è stata rintracciata nel suo Paese dopo che la procura della Repubblica, su invito del tribunale, ha attivato l’Interpol. Acquisita la sua disponibilità a testimoniare (trovandosi all’estero, non avrebbe potuto essere obbligata) è stata organizzata l’udienza in diretta con un tribunale romeno (a località non è stata resa nota per tutelare la testimone), attraverso il magistrato di collegamento.

La giovane romena, che pur non essendo nomade era fidanzata con un rom, ha raccontato di essere stata avvicinata da tre dei quattro imputati, E.A. e V.A., oggi 26 e 28 anni, e V.M., 30 anni, a La Spezia, dove abitava, e convinta a salire sulla loro auto per raggiungere il fidanzato che «stava male a Parma». Invece era stata portata fino a Livraga, nella casa di Z.I, 45 anni, difeso dallo studio Cornalba di Lodi, indagato a piede libero e, in base alla testimonianza, inconsapevole delle intenzioni dei suoi ospiti. Dopo aver cenato, la giovane sarebbe stata portata in un campo vicino a un cimitero da due dei tre e quindi sottoposta ad abusi. V.M., secondo l’accusa, si sarebbe comportato così per “compromettere” la giovane e poterla quindi sposare. Il verdetto è atteso per metà ottobre.

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