Le ruspe completano l’opera, a Fombio la storica Akzo Nobel non esiste più

I lavori di demolizione ormai completati, al posto di uffici e impianti ora è rimasta un’immensa distesa di polvere

Sul piazzale non è rimasta più nemmeno una briciola. L’Akzo Nobel di Fombio è stata completamente rasa al suolo. E dove sorgevano uffici e impianti ora è un’immensa distesa di polvere con parcheggiati una decina di escavatori. Anche il materiale di demolizione è già stato portato via. È rimasto qualcosa solo in fondo al piazzale. Una catasta di calcestruzzo ancora da “macinare”. Ma entro un paio di settimane non ci sarà più niente.

«A fine mese completiamo i lavori di demolizione» assicura il geometra Giosia Pugliese, in qualità di capocantiere. Se ne vanno così sessant’anni di storia. Akzo Nobel affonda le radici negli anni Sessanta, quando Montecatini, storica azienda chimica, apre qui uno stabilimento, che però nel 1966 cessa la produzione a seguito dell’incorporazione in Edison. Nasce così Montedison e il sito di Fombio passa sotto Duco, che nel 1979 si fonde con Max Meyer. Poi è un susseguirsi di passaggi societari. Il controllo della nuova società è della Max Fin, finanziaria costituita da Montedison e dal gruppo Varasi, e nel 1984 la ristrutturazione porta il sito di Fombio in dote alla nuova società operativa Tecnomax. Quindi nel 1986 Max Fin cede la controllata Tecnomax alla Nobel Industries e la fabbrica di Fombio entra nella controllata Casco Nobel. È del 1994, infine, la fusione tra la svedese Nobel Industries e l’olandese Akzo che dà ha vita ad Akzo Nobel. Poi una ventina di anni fa la chiusura dell’impianto e la messa in cassa integrazione straordinaria con incentivo all’esodo di oltre cento lavoratori: all’epoca erano 185, di cui 30 furono ricollocati in altri stabilimenti del gruppo, altri 30 restarono a Fombio per gestire la chiusura, mentre una dozzina lasciarono la fabbrica alla notizia della dismissione del sito. Da lì è una caduta libera. L’area viene completamente abbandonata, c’è il problema della bonifica e gli investitori faticano a farsi avanti. Fino a un due anni fa, quando la Eservice di Brembate, nella Bergamasca, acquista l’area e presenta un piano per un maxi deposito di merci che porterà un’ottantina di posti di lavoro. Ora che la demolizione è completata, Eservice avrebbe affidato la costruzione del nuovo insediamento alla Akno di Settala. Intanto a breve il Comune vedrà il progetto preliminare della nuova scuola elementare, realizzata a scomputo di oneri dall’imprenditore.

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