La Pantaeco è sull’orlo del baratro

Si apre la mobilità per i 15 dipendenti

Arriva la mobilità per i 15 lavoratori della Pantaeco: dopo sei mesi di chiusura della discarica, la proprietà ha aperto la procedura per i propri dipendenti diretti. Nel sito lavoravano anche una trentina di lavoratori della cooperativa l’Arcolaio di Casale, che ha già annunciato come imminente lo stato di liquidazione.

Prima dell’estate l’amministrazione provinciale aveva sospeso l’autorizzazione a lavorare per la Pantaeco richiedendo l’osservanza di prescrizioni ambientali e di sicurezza, e il provvedimento era stato poi rafforzato a luglio dal sequestro penale della discarica. Il tribunale di Milano vi aveva posto i sigilli per il timore di reiterazione del reato di traffico illecito di rifiuti contestato alla proprietà per lo stoccaggio di 80 mila metri cubi di rifiuti in più rispetto a quelli autorizzati. Il provvedimento riguarda la sola discarica, come chiarito dallo stesso tribunale, e non l’impianto di separazione.

Per questo motivo la proprietà e l’amministrazione comunale di Casale hanno chiesto più volte alla provincia di Lodi di consentire una ripresa almeno parziale dei lavori, operazione indispensabile per il pagamento dei dipendenti, oggi in cassa integrazione in deroga, e per effettuare i lavori di sicurezza richiesti dalla stessa provincia. A metà ottobre, la provincia di Lodi aveva aperto a Pantaeco, dichiarando la disponibilità a far riprendere i lavori nell’impianto di separazione qualora fosse stato redatto un serio cronoprogramma di interventi.

A oltre un mese da quell’incontro, però, di fatto nulla è accaduto, e ora è stata aperta la procedura di mobilità per 15 dipendenti. Nel dettaglio l’azienda ne discuterà domani, giovedì, con i sindacati.

«Per il momento ci è arrivata la comunicazione, ma la situazione è molto ingarbugliata - dice Gianpiero Bernazzani della Cisl -. L’azienda è ferma da sei mesi, alcuni lavoratori se ne sono andati, e prospettive non ce ne sono. Non solo per la ripresa, ma anche per un’eventuale vendita. Più volte ci sono state voci di interessamento ad acquisire l’attività, ma solo a patto che la provincia sbloccasse l’attività lavorativa. La provincia per farlo vuole i lavori di messa in sicurezza, ma senza i soldi dell’attività l’azienda non vi può far fronte. Una situazione molto difficile».

La politica casalina è tutta tesa alla difesa dei posti di lavoro e alla sicurezza ambientale e l’amministrazione ha convocato più volte un tavolo di confronto sull’argomento.

«C’è poco da girarci attorno: dei lavori per la sicurezza devono essere eseguiti, ma se qualcuno, e parlo di un livello tecnico, chiede come garanzia delle favole, allora l’azienda non riaprirà più - dice il commissario Pdl di Casale Francesco Pesatori -. Mi chiedo se si capisca a quale danno si va incontro portando l’azienda alla chiusura».

E ancora più esplicito è Leopoldo Cattaneo del Partito Comunista dei Lavoratori: «Ci sentiamo presi in giro perché nessuno interviene in alcun modo: o si può far ripartire l’impianto e allora lo si faccia subito, oppure provincia e comune si prendano la responsabilità di ritirare l’autorizzazione e prendersi in carico la discarica che loro hanno autorizzato».

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