«La “febbre del gioco” fa paura»

Lodi al ventunesimo posto in Italia come importo giocato procapite, in una Regione, la Lombardia che nel gioco d’azzardo “vanta” il primato della fortuna tentata. Lo spacciatore per eccellenza? Lo Stato. La risposta dello Stato ai malati? Nessuna. Nel Lodigiano le mani tese verso i gioco-dipendenti sono quelle pubbliche del SerT con l’Asl di Lodi e di realtà come Il Pellicano, la società cooperativa per il recupero delle dipendenze di Castiraga Vidardo.

È la fotografia scattata venerdì sera a Castelnuovo, nell’ambito di un incontro sulla dipendenza da gioco e dall’inaugurazione della mostra “Non Giocare. Vinci”, promossa dal dipartimento delle dipendenze dell’Asl di Lodi.

«Servono più risposte al fenomeno del gioco patologico, - ha spiegato Peppo Castelvecchio della comunità Il Pellicano - perché ad oggi, nonostante la Regione abbia riconosciuto questa patologia, una persona malata è chiamata ad arrangiarsi». «L’unico riferimento è il SerT di Lodi - ha continuato - che non può fare tutto da solo e non sempre è la risposta adeguata per tutti i casi».

«Tramite il SerT anche noi de Il Pellicano ci siamo attivati per ospitare gratuitamente 5 persone affette da questa dipendenza, - ha dichiarato Castelvecchio - ma esistono poche strutture che danno risposta a questi problemi». Veri e propri drammi come quelli vissuti da Mario, ex giocatore dipendente che ha contribuito alla mostra dell’Asl e a Castelnuovo ha portato la sua esperienza.

«Ci si rende conto di essere malati solo quando si tocca il fondo, - ha raccontato Mario - la faccia arrivi a perderla con tutti, arrivi a compiere le bassezze più impensate e così distruggi tutto quel che ti circonda, compresi gli affetti». Slot machine, poker, Gratta e Vinci (e similari) sono costruiti ad arte con un solo obiettivo: far credere al giocatore di poter vincere e farlo spendere.

«Uscire dalla dipendenza del gioco, vuol dire non giocare più - si è confidato Mario - ma non è facile: io ho fatto un anno a non giocare, poi una mattina ho ritirato metà stipendio e sono andato alle macchinette della stazione a giocarmelo». «Il fatto che oggi avvicinarsi al gioco sia così facile non aiuta, - ha continuato Mario - in qualsiasi bar entri e giochi, ma con queste cose lo Stato e il concessionario delle macchinette ci guadagnano, e il barista ci paga l’affitto».

«Giocate il giusto; gioco vietato ai minori; attenzione, il gioco può indurre a forme di dipendenza: a “qualcuno” in Italia bastano queste poche frasi per lavarsi le mani di circa 2,5 milioni di giocatori a livello patologico.

Sara Gambarini

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