La bimba disabile deve mangiare a casa

La protesta della madre:

«Ci sono compagne

nelle stesse condizioni,

è discriminatorio». La preside: «Un disguido»

«Se le ore di assistenza non ci sono, allora non ci sono per tutti. O forse esiste una bilancia per misurare il grado di disabilità?». Una battaglia per i giusti diritti quella che ieri mattina, nel giorno di inizio del nuovo anno scolastico, ha intrapreso Angela Campagnoli a tutela della sua bambina affetta da sindrome di Down e frequentante il quinto anno di elementare alla scuola Anna Vertua Gentile.

«Due giorni prima dell’inizio della scuola sono stata convocata dalle insegnanti, mi è stato detto che avrei dovuto riportare a casa mia figlia per il pranzo perché non ci sono ore di assistenza sufficienti - così mamma Angela - . Vorrei però sapere: come mai anche ad altri genitori di bambini disabili non sono state fatte le stesse richieste? Perché mia figlia deve essere l’unica a privarsi del momento di socialità del pranzo? Se le ore di assistenza mancano, allora mancano per tutti. Dunque si faccia a turni: qualche volta a casa per il pranzo torna mia figlia, qualche altra volta tornano altri. O ci sono disabili di serie A e disabili di serie B?».

Secondo quanto è stato detto a mamma Angela a mancare sono 10 ore di assistenza, proprio quelle relative all’orario della mensa. Ieri alle 12.30 mamma Angela è andata a prendere la propria bambina, l’ha portata a casa per il pranzo, riportandola a scuola nel primo pomeriggio. La donna non ha però voluto far finta di nulla ed ha denunciato quello che ha definito un provvedimento discriminatorio. La risolutezza della mamma non è rimasta senza frutti. Già a fine mattina, infatti, il caso della piccola è stato portato a conoscenza della dirigenza scolastica. Nel primo pomeriggio è intervenuta direttamente la dirigente scolastica Maria Rapelli, già preside della media Ognissanti e da ieri, in qualità di responsabile del nuovo Istituto Comprensivo, anche dirigente delle scuole materne ed elementari della città. La preside non ha puntato il dito contro nessuno, il suo commento pacato ha però lasciato intendere che qualcosa, all’interno della scuola, non ha funzionato. «È successo è un disguido temporaneo che sarà risolto al più presto, questa ragazzina è uguale a tutti gli altri, non deve essere privata di un momento di socializzazione importante come il pranzo - così Rapelli - . Le 40 ore settimanali di assistenza con maestra di sostegno statale assegnate a questa bambina sono state dirottate tutte sulla didattica, sugli orari curriculari. Le ore di assistenza in mensa, tra cui le 10 della piccola in questione, sono coperte invece dagli assistenti ad personam che ci fornisce il Comune, ancora comunque gestite dalla scuola. Ebbene: la commissione scolastica preposta sta predisponendo proprio in questi giorni la distribuzione delle ore degli assistenti ad personam. La mamma stia tranquilla, il problema sarà risolto».

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