Insulti su Facebook: va a processo

Una ventisettenne originaria di un paese del’Alto Lodigiano, V.V., ha patteggiato in tribunale a Lodi una multa di 445 euro per “diffamazione aggravata”, e in base al verdetto di primo grado è anche tenuta a risarcire con oltre 1.500 euro di spese legali una ex “collega”, che lavorava come cubista in alcuni locali, per aver “postato” su Facebook frasi ritenute offensive sotto una fotografia della giovane donna che l'ha denunciata.

L’episodio risale a due anni fa: sul popolare social network, strutturato con pagine di pubblico dominio e altre accessibili solo a chi è iscritto a un determinato gruppo, era comparsa una fotografia che ritraeva anche una giovane residente nel Basso Lodigiano. Nel giro di pochi giorni, in calce a questa fotografia era comparsa una frase molto lunga e piena di oscenità, tale da poter fare intendere che la ragazza immortalata fosse una “poco di buono”. Secondo i pm, l’inserimento delle frasi era avvenuto da un computer a Codogno. «Si trattava di una pagina - ricorda l'avvocato Demis Terzoni di Piacenza, che assiste la parte offesa - cui potevano accedere circa 1.500 persone». Non appena si è resa conto delle oscenità che le venivano attribuite via Internet, la giovane si è rivolta a un legale e quindi ha sporto querela. Successivi accertamenti tecnici hanno portato la procura della Repubblica ad attribuire alla giovane dell’Alto Lodigiano la responsabilità di aver inserito quella frase, da qui l’iscrizione a registro degli indagati per l’ipotesi di “diffamazione a mezzo stampa”. Subito all’apertura del processo, la decisione di patteggiare. Ora la ballerina che si è sentita insultata pubblicamente potrebbe anche promuovere un procedimento civile nei confronti della 27enne, per ottenere un risarcimento.

«Data l’estrema facilità nell’inserire qualsiasi frase su Facebook, ritengo che questo non sia né il primo, né l’ultimo né il più grave degli episodi - osserva l’avvocato Terzoni - e la pubblica accusa ha ritenuto integrato il reato: se processi di questo tipo sono rari, è perché spesso si lascia correre». In aula non c’è stata discussione, e quindi non sono emerse le motivazioni che potevano aver spinto la lodigiana a nutrire risentimento nei confronti dell’altra ballerina. Sembra che in passato avessero lavorato assieme, e che poi avessero intrapreso diverse scelte professionali. È comunque probabile che la 27enne non si fosse resa conto che, utilizzando un linguaggio gergale e colloquiale in un contesto pubblico, avrebbe rischiato di commettere un reato che potrebbe costarle caro, a meno che la parte offesa a questo punto non deponga le armi giudiziarie.

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