Il sindaco di Brembio minaccia le dimissioni

Dimissioni se arriveranno a Brembio più di 10 profughi. Sono pronti alle barricate il sindaco e i consiglieri comunali del paese della Bassa se la prefettura di Lodi dove forzare la mano e inviare a Brembio un numero elevato di migranti. «Disponibili invece alla collaborazione su piccoli numeri», ha detto il primo cittadino Giancarlo Rando.

Sabato mattina in piazza Europa l’amministrazione comunale ha incontrato la cittadinanza, un’ottantina i presenti, per spiegare i termini della vicenda profughi di cui si parla ormai da qualche settimana in paese. Al tavolo dei relatori insieme al sindaco Giancarlo Rando e al vicesindaco Giuseppe Sozzi, c’erano anche una rappresentanza della maggioranza, espressione di una lista civica appoggiata dal Pd, e i capigruppo delle minoranze in consiglio, Claudio Corbellini e Giuseppe Botti, tutti concordi nell’atteggiamento da tenere. «Il comune non ha grande potere in merito - ha spiegato il sindaco Rando -. Circa 10 giorni fa sono stato convocato dal prefetto, che mi ha informato di aver ricevuto la disponibilità di un privato ad affittare alloggi sfitti a Brembio per ospitare fino a 25-30 profughi. Io ho risposto subito che non mi sentivo in grado di gestire una simile situazione e che quindi avrei rassegnato le dimissioni se fosse avvenuto. Poi ho condiviso la vicenda con tutto il consiglio comunale e abbiamo dato risposta formale al prefetto». Tre le critiche: il numero eccessivo di profughi da gestire, non essere stati coinvolti preventivamente, il rischio di ricadute non sostenibili per un piccolo centro come Brembio. «Abbiamo però anche detto di essere disponibili a una collaborazione istituzionale nel caso dovessero arrivare pochi profughi, 4 o 5 e fino a un massimo di 9», ha puntualizzato Rando. La prefettura ha già individuato l’associazione che andrebbe a gestire i profughi (Area Solidale di Lodi), ma ha congelato per il momento ogni decisione dichiarando di voler tenere presente le osservazioni arrivate.

L’accordo tuttavia è tra la prefettura, il privato («ha fatto un gesto disperato perché non riesce a vendere quegli appartamenti», ha spiegato Rando), e l’associazione onlus che dovrebbe garantire i servizi di accoglienza. Il comune è scavalcato, e proprio questa è la paura della gente.

Tra il pubblico le domande più frequenti hanno riguardato cosa succederà dopo, una volta passata l’emergenza, chi si farà carico di queste persone quando la prefettura non pagherà più, chi vigilerà sulla serietà dell’associazione, e chi assicurerà al paese che non arriveranno 30, poi 40 o 50 profughi. Domande a cui l’amministrazione ha risposto puntualmente, pur senza poter garantire fino in fondo che i timori della gente siano infondati. E intanto negli alloggi di via Montegrappa, più d’uno afferma d’aver già visto arrivare i mobili.

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