Il gelato della Biraga è da premio

Grande riconoscimento per i prodotti della cascina della famiglia Fiorentini, che usa il latte delle proprie stalle anche per diversi formaggi

“Paletta d’argento” per l’azienda agricola Cascina Biraga di Terranova al concorso internazionale “Gelato in Rosa”. Il secondo premio è stato assegnato a Maria Luisa Fiorentini della cascina Biraga che insieme al suo staff, rigorosamente al femminile, ha conquistato la giuria con l’agrigelato al gusto caffè. Perché proprio il caffè era il tema del concorso promosso alla Fiera di Milano nell’area Sweet Word lunedì. Ingredienti del successo? Il latte appena munto in cascina, la lavorazione artigianale e la storia di un’azienda agricola che vanta ben cinque generazioni e che dal 2009 ha dato vita al laboratorio di trasformazione per la produzione di formaggi e gelati in filiera corta. Anzi di agrigelati. «Al concorso ci avevano messo a disposizione, come a tutti gli altri partecipanti, il latte in polvere: - ha spiegato il titolare dell’azienda Stefano Fiorentini - ma a noi non serviva, perché la nostra materia prima è il latte fresco, appena munto, così abbiamo ottenuto l’autorizzazione a utilizzare il latte delle nostre vacche per fare il nostro agrigelato». Ieri mattina, all’indomani della premiazione, in laboratorio c’era grande soddisfazione per il prestigioso riconoscimento, diventato un incentivo a lavorare ancora meglio. Sei in tutto sono le donne impegnate a trasformare il latte in gustosi gelati, dalla stracciatella al pistacchio, passando per marron glacé e torroncino. Tra loro anche Maria Luisa che ieri tra le mani stringeva la paletta d’argento della vittoria, conquistata insieme a tutta l’azienda diretta dai fratelli Stefano e Angelo Fiorentini. Una realtà attorno a cui ruotano in tutto una quindicina di dipendenti, più l’indotto. Una struttura i cui muri parlano del mestiere: la parte più recente del laboratorio è stata costruita da Angelo e sul pavimento, durante i lavori, è stata incastonata una moneta da un euro, il guadagno della prima ricottina venduta. Nata come una tradizionale azienda agricola, impegnata nel coltivare il mais e allevare le mucche, l’azienda dei fratelli Fiorentini vantava già negli anni Settanta un caseificio. «I miei fratelli erano dei bambini - ha raccontato Stefano - e ricordano ancora l’odore del formaggio appena lavorato». Ricordi che il tempo, le trasformazioni della società e dell’economia hanno congelato per decenni in seguito alla chiusura del loro caseificio. Nel 2009 però qualcosa è cambiato: i ricordi hanno cominciato a riaffiorare insieme all’intuizione di possedere nelle stalle un valore aggiunto. Il latte appena munto. Una risorsa fino a quel momento venduta solo al di fuori per essere lavorata ma che è presto diventata la materia prima del laboratorio di trasformazione della famiglia. Stracchini, primo sale, robiola, ricotta, yogurt bianco, mammelline (formaggi semistagionati): questi sono solo alcuni dei latticini lavorati in parte dalle macchine e in parte a mano, confezionati manualmente uno ad uno, chiusi nelle celle frigorifere e poi distribuiti nei punti vendita autorizzati: dai negozi fino ai supermercati.

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