Il Covid cancella la Fiera di Codogno, ora è ufficiale

Ieri la decisione del sindaco Passerini, impossibile garantire le condizioni di sicurezza

Il Covid ferma la Fiera Autunnale di Codogno. Dove nemmeno le due Guerre mondiali avevano potuto nulla contro il corso della tradizione, il nemico invisibile che da mesi sta mutando l’antropologia dello stare insieme c’è riuscito, e la 230esima edizione non ci sarà. Cancellata. La decisione più che mai sofferta è stata presa ieri dal sindaco Francesco Passerini al tavolo con il consigliere delegato Matteo Zambelloni e il responsabile mostre e fiere di Aral Marco Serra, dando ufficialità a quello che era già nell’aria.

«Non essendoci il concorso della frisona viene meno di per sé la Fiera agricola, e i concorsi erano già stati annullati ovunque. È stato così per Cremona e per Verona, e pensare di farla era più un auspicio che un crederci veramente, perché quest’anno avrebbe rappresentato la fine di un incubo e il ritorno alla gioia e allo stare insieme anche per dare uno schiaffo a quello che c’è stato e come augurio per il 2021 – riflette Passerini -. La terza settimana di novembre per noi è la gente che arriva da fuori da tutto il Nord d’Italia, Codogno che diventa capitale del latte italiano e della frisona, è un pezzo di cuore e la farei tre volte, non una, ma per tante questioni è irrealizzabile».

La prima naturalmente è la sicurezza, perché osservare il distanziamento sarebbe stato impossibile con l’affluenza record degli ultimi anni arrivata a quota 30-35mila visitatori, tanto più che gli spazi espositivi stante le regole ministeriali avrebbero consentito l’accesso a mille persone al massimo. Quanti sono i soli addetti ai lavori. Gli allevatori avrebbero dovuto fare a meno dell’apporto degli studenti dell’Itas Tosi, oltre duecento ragazzi che ogni anno assistono gli animali e quest’anno non avrebbero potuto entrare.

Altro problema era la gestione dei biglietti, essendo inevitabili momenti di calca all’ingresso e possibili criticità nel conteggio, con conseguenti assembramenti. A tutto questo va aggiunta la sostenibilità economica di un evento che a fronte di 200mila euro di spesa ha un introito di 30-35mila euro dagli accessi. E che nella versione ridotta avrebbe fatto perdere attrattività per gli espositori, contando anche qui il costo per lo spazio, tra i 4 e i 5mila euro. Volendo poi ri-calendarizzare la fiera in primavera, «un Comune non può disporre della finanza come vuole e tutta quello che non viene speso di norma entro il 30 novembre, e in via eccezionale per il Covid entro il 31 dicembre, va in avanzo e puoi utilizzarlo solo dopo l’approvazione del rendiconto a fine aprile, per cui avrebbe voluto dire fare la 230esima fiera a luglio/agosto e la 231esima a novembre - precisa il primo cittadino -. Senza contare che l’anno prossimo andiamo ad elezioni». Quanto basta per decidere di dirsi arrivederci al 16-17 novembre. Sì ma del 2021. «Ci abbiamo creduto fino all’ultimo ma i presupposti sono mancati e la prudenza ha vinto su tutto – conferma Zambelloni -. In parallelo però ci stiamo organizzando per ospitare nel centro storico una serie di appuntamenti legati al periodo fieristico».

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