
Cronaca / Basso Lodigiano
Mercoledì 01 Giugno 2011
Il capriolo torna nell’oasi di Monticchie
La web cam della riserva filma un giovane esemplare femmina
Dopo un secolo è tornato nella Bassa. Il capriolo, specie autoctona della Pianura padana, ha rifatto la sua comparsa nell’oasi di Monticchie. A scoprirlo sono stati gli addetti della riserva naturale, guardando il 26 maggio, la videocamera installata apposta per studiare i comportamenti degli animali. Inserita la memoria della web cam sul computer sono comparse, nitide, le immagini di un bellissimo esemplare giovane e femmina di capriolo che voleva inghiottirsi link al videoLe immagini registrate dalla web cam dell’oasil’obiettivo. «Si tratta di una bella notizia - commenta Luca Canova, direttore scientifico della riserva -. magari qualche altro esemplare qua e là in pianura era già comparso, ma è da un secolo che questo animale era stato respinto verso la collina e la montagna. Per varie ragioni, dalla pressione antropica delle nostre aree, alla caccia, insieme allo smantellamento delle zone boscate che hanno lasciato spazio all’agricoltura di massa. L’esemplare che è arrivato a Monticchie fa parte di un processo di colonizzazione naturale e questa è la cosa sorprendente. Non è l’esito di un input artificiale che ha portato a un’espansione, per esempio, nel parco del Ticino. Il nostro capriolo ha attraversato il Po ed è arrivato dal Piacentino. Ha raggiunto l’oasi nonostante sia isolata dalla Tav e dall’autostrada». Dire che provenga dal Piacentino, secondo Canova è la cosa più ragionevole che ci sia. Altri animali, come i cinghiali, attraversano il Po e arrivano lì. «I caprioli attualmente - dice Canova - si trovano a nord delle Alpi, nelle steppe. Vivono tranquillamente in mezzo ai campi di barbabietole, anche se si nutrono di arbusti e l’agricoltura non viene da loro danneggiata. La presenza di questo esemplare femmina, riconoscibile per l’assenza delle corna, è importante per la diversità biologica di Monticchie. Qui ci sono tutte le condizioni perché il capriolo non se ne vada. Sono convinto che è il primo esemplare di una popolazione che si insedierà. Non è difficile immaginare che, nell’arco di tre anni, questi ungulati incomincino a riprodursi».
Cristina Vercellone
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