
Cronaca / Basso Lodigiano
Martedì 03 Giugno 2025
Il 2 Giugno di Secugnago
nel ricordo di don Barbesta
FESTA DELLA REPUBBLICA La ricorrenza è stata celebrata anche con l’affissione di una nuova targa all’asilo
“I bambini sono la tenerezza della vita, lo stupore e l’incanto del mondo, l’amore che si fa carne”: questa frase pronunciata da don Peppino Barbesta è stata incisa sulla targa in sua memoria affissa all’ingresso dell’asilo infantile ed inaugurata ieri dal Comune di Secugnago in una Festa della Repubblica celebrata proprio nel nome di don Barbesta, parroco di Secugnago dal 1974 al 1990, fondatore e presidente dei Lavoratori Credenti, sacerdote che si è sempre speso per le nuove generazioni.
Per quei piccoli e per quei giovani che nella ricorrenza del 2 Giugno l’amministrazione comunale ha voluto celebrare con altri due gesti: la piantumazione di un ulivo, simbolo di pace e simbolo incluso nello stemma della Repubblica, per tutti i bimbi nati nel 2024 e la consegna di copia della Costituzione Italiana ai neo 18enni. «Il 2 giugno festeggiamo una scelta che ha rappresentato una svolta verso un futuro migliore per l’Italia e se vogliamo tutelare i valori della Repubblica italiana noi dobbiamo guardare al futuro e dunque alle nuove generazioni di cui dobbiamo prenderci cura- ha detto il sindaco di Secugnago Mauro Salvalaglio, affiancato dal parroco don Luca Campia e sulle note del corpo bandistico Orsomando -: don Peppino si è sempre speso per le nuove generazioni, anche per questo stesso asilo, e per questo l’amministrazione ha pensato di avviare l’iter per intitolare alla memoria di don Barbesta, già insignito della civica benemerenze nel 2019, l’immobile sede dell’asilo comunale (asilo della curia acquisito pochi anni fa dal Comune in un momento difficile proprio per garantire la continuità educativa)». È citando la testimonianza di un secugnaghese riportata nel libro “Ciau, bel umon” dedicato a don Peppino che Salvalaglio ha poi sintetizzato l’impegno del sacerdote verso bambini e giovani: «Avevamo i genitori ma qui sapevamo che c’era un uomo di Dio con cui poter parlare, dialogare». Delfina Brandolini dei Lavoratori Credenti ha quindi condiviso il suo commosso ricordo, tornando con la mente agli anni di don Peppino a Riozzo. Così infine il nipote di don Barbesta, Francesco Spelta, ha riassunto la figura dello zio: «Viveva ciò in cui credeva e questo gli permetteva di entrare in relazione con le persone: mi piace pensare allo zio come ad uno strumento per indicare come il Signore ci viene incontro».
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