I Ris trovano le tracce di altre persone

Ci potrebbero essere elementi che conducono a terze persone nei reperti al vaglio dei laboratori del Ris di Parma dei carabinieri rilevati venerdì scorso in occasione del ritrovamento del cadavere sezionato in sette pezzi in riva al Lambro a Orio Litta. Gli investigatori emiliani guidati dal colonnello Gianpietro Lago lasciano trapelare una certa fiducia nell’esito delle loro indagini ma ritengono di trovarsi di fronte, per questo caso, a un contesto molto complesso e non fanno previsioni sui tempi per i primi esiti.

Oltre a materiale vario recuperato tra le sterpaglie, in un luogo vicinissimo alla ex statale 234 e usato anche come discarica abusiva, nelle mani dei Ris sono finiti i calzini e il pigiama indossati dalla salma e i pantaloni di una taglia compatibile recuperati a monte sulla scarpata da cui arti, tronco e parte delle gambe erano state fatte rotolare da chi si è liberato del corpo.

Ieri mattina intanto il comandante del reparto operativo di Lodi dei carabinieri si è recato a Pavia a prendere visione del fascicolo dell’indagine irrisolta sul morto senza nome rinvenuto il 14 giugno 2007 sulla strada a fianco del centro sportivo di Inverno e Monteleone. «Se n’era accorto un agricoltore che stava irrigando i campi con l’idrovora - ricordano nel paese a due passi da Sant’Angelo -: infilata la pompa nel fossato l’aveva asciugato e a quel punto aveva sentito un terribile odore. Così si era messo a cercare e aveva scoperto il cadavere, senza mani e con il volto scarnificato». Ieri mattina un vertice in procura tra magistrati e carabinieri. «Ci sono evidenti analogie tra il caso di Orio e quello di Inverno - si limita a constatare il procuratore capo della Repubblica di Lodi Gian Luigi Fontana - ma anche delle differenze. Il fascicolo sarà comunque acquisito negli atti di questa nuova indagine». Sulla ferita da stiletto che passa il torace da parte a parte, presente su entrambe le salme, il magistrato “non conferma né smentisce”. Le mani del corpo di Inverno non sono state mai trovate, mani e testa di quello di Orio si cercano ancora. Chiunque però ritiene che per liberarsi di un corpo senza lasciare tracce l’omicida avrebbe potuto senza difficoltà approfittare della vicinanza di grossi corsi d’acqua: se non ha voluto far trovare parti utili per l’identificazione, perché ha lasciato in bella mostra, vicino a strade, le altre parti della salma? «Volevano dare una lezione a “chi sa” - commentano in un negozio a Monteleone -, certo che se spariva uno che abita nei nostri paesi ce ne accorgevamo subito. Questi morti sono stranieri». Il procuratore Fontana, che segue le indagini assieme al pm Caterina Centola, spera che l’appello che sarà diffuso anche domani da «Chi l'ha visto» permetta di arrivare ad amici o parenti del morto di Orio: «Ci bastano un capello del padre, un indumento della vittima per avere un riscontro genetico e dare un nome alla salma. Mi dicono che aveva poco sangue in corpo, sicuramente è stato ucciso altrove, ma come, con precisione, non lo sappiamo ancora». I carabinieri potrebbero fornire anche all’Interpol una descrizione della salma: un uomo di pelle chiara alto 1,75, con scarpa fra il 39 e il 40, leggermente abbronzato, circonciso.

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