“Guerra” ai cinghiali delle Monticchie

Sono in forte aumento, via al piano di contenimento

Cattura con le trappole e all’occorrenza soppressione, e come ultima possibilità lo sparo: la riserva naturale delle Monticchie vara il primo piano di contenimento del cinghiale per prevenire una diffusione che altrove ha raggiunto velocemente livelli insostenibili. Nel Lodigiano non ci sono ancora problemi consistenti, ma la loro presenza si sta avvicinando al livello di guardia.

Nella riserva delle Monticchie la popolazione di cinghiali, avvistati per la prima volta un anno e mezzo fa, è passata da 2 a 10 individui. Le risorse di cibo si sono così esaurite piuttosto in fretta e il cinghiale si è adattato a mangiare il gambero della Luisiana, presente nei canali della riserva, con il risultato di causare danni al reticolo idrico della zona protetta.

«Il cinghiale non è un animale pericoloso - dice il direttore scientifico delle Monticchie, Luca Canova -. È un animale problematico per due ragioni principali: la prima è che si adatta facilmente a qualsiasi tipo di habitat e ama nutrirsi di mais e altri cereali e la seconda è che può costituire un pericolo oggettivo in caso di collisione con autoveicoli. Le segnalazioni in questo senso non mancano, anche nel Lodigiano. Per questo con la collaborazione della Provincia di Lodi stiamo approvando il piano di contenimento della specie, che prevede la cattura degli animali e il loro allontanamento dall’area protetta».

Un protocollo steso dai tecnici della riserva in collaborazione con il Comune di Somaglia e con la Provincia di Lodi per contenere la popolazione di cinghiali e renderla inoffensiva. Un protocollo che prevede anche soluzioni drastiche.

«Liberarli altrove non si può, perché è come scaricare il problema sugli altri - spiega Canova -. Dobbiamo essere concreti: abbiamo trovato per ora delle sistemazioni per gli animali che cattureremo, ma non possiamo escludere e anzi riteniamo probabile che, con catture regolari, si debba passare alla loro soppressione. Incruenta, ma pur sempre soppressione. Una riserva naturale come Monticchie rischia di essere devastata da animali così grossi o di vedere danneggiato in modo irreparabile un rapporto prezioso e delicatissimo costruito con gli agricoltori dell’area in 30 anni di lavoro».

Tecnicamente il primo strumento di contenimento sono le trappole, che funzionano più che bene come dimostrato dall’esperienza. «Le sperimentazioni con le trappole hanno funzionato: questi recinti a porta basculante funzionano bene e permettono catture rapide, incruente e facili, soprattutto dei piccoli - prosegue Canova -. Se in futuro non dovessero funzionare chiederemo l’abbattimento con lo sparo da parte della Provincia. Ma sarà una scelta estrema, che secondo me non sarà necessaria. Sono misure dolorose da assumere, ma necessarie per salvaguardare gli equilibri naturalistici dell’area».

E sono anche un’apripista per l’intera provincia: cinghiali sono presenti in maniera stabile non solo alle Monticchie ma anche nella golena del Po a Senna Lodigiana, Caselle Landi e nei pressi di Orio Litta.

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