Cronaca / Basso Lodigiano
Martedì 16 Dicembre 2025
Frecciarossa deragliato nel 2020 nel Lodigiano: tre condanne e due assoluzioni - VIDEO
LA SENTENZA Pronunciato il giudizio di primo grado sull’incidente tra Livraga e Ospedaletto, ai due operai che installarono il componente difettoso sui binari era già stato inflitto 1 anno e 8 mesi per rito abbreviato
Tre condanne a pene comprese fra tra due anni e 8 mesi e tre anni e 2 mesi: è il verdetto di primo grado pronunciato oggi pomeriggio, 16 dicembre, dal tribunale di Lodi per il disastro ferroviario del treno Frecciarossa 1000 Milano-Salerno, deragliato a 298 all’ora alle 5.30 del mattino del 6 febbraio 2020 su uno scambio in cui era stato installato un attuatore difettoso al Posto Movimento Livraga, al confine con Ospedaletto Lodigiano e a fianco dell’Autostrada del Sole. Morirono sul colpo i due macchinisti Mario Dicuonzo e Giuseppe Cicciù e 31 persone a bordo riportarono lesioni, per dieci di loro molto gravi. Aziende e assicurazioni hanno risarcito prima della fine delle indagini, le imputazioni sono di disastro ferroviario e duplice omicidio, colposo. Inizialmente gli indagati erano 17, solamente per sette era stato poi chiesto il giudizio e i due operai di Rfi Luca Fragoli e Bruno Squillace, che avevano installato l’attuatore per scambi difettoso prodotto da Alstom avevano scelto il rito abbreviato, con pene ridotte in appello a un anno e 8 mesi, sospese, e ora prossime a diventare definitive.
Il pm Giulia Aragno, all’esito di un dibattimento durato più di due anni, delle indagini del Noif della Polizia Ferroviaria e di consulenze tecniche, aveva invece chiesto la pena più elevata per Valerio Giovine, che dal 2019 era direttore produzione di Rfi: 2 anni e 10 mesi «per la prevedibilità e l’evitabilità dell’evento»: Ansfisa aveva più volte richiamato Rfi a definire meglio le procedure di verifica della concordanza tra scambi e segnali. Il tribunale oggi ha condannato Giovine a 3 anni e 2 mesi. Gli altri 4 imputati erano tutti di Alstom: per l’ingegner Andrea Morganti, ritenuto responsabile della definizione delle procedure di collaudo, la richiesta era stata di 2 anni e 4 mesi, di un anno e 11 mesi la richiesta per l’ingegner Francesco Muscatello, che pure approvò specifiche di collaudo che indicavano di verificare i corretti cablaggi. Entrambi invece oggi sono stati assolti per mancanza di sufficienti prove.
Un anno e 11 mesi erano stati chiesti per Marco Caccioppoli, l’operaio interinale che era da 6 mesi in Alstom ed è accusato di aver personalmente sbagliato ad avvitare i fili, ma senza che, si difende, ci sia certezza che fosse stato lui e non un altro collega: è stato condannato a due anni e otto mesi. Per il collaudatore che avrebbe verificato al banco l’attuatore senza accorgersi del difetto, Giovanni Iantorno, la richiesta era di 2 anni, la condanna a 2 anni e 10 mesi.La Filt Cgil di Milano si è costituita parte civile e si è vista riconoscere un risarcimento di 50mila euro, a carico del dirigente di Rfi.
Alstom in una nota a caldo, dopo la sentenza, ribadisce “il costante impegno verso la sicurezza e la conformità in ogni nostra attività e a promuovere una cultura che dia priorità a prevenzione, qualità e sicurezza”. Ma “soprattutto il nostro pensiero rimane rivolto alle vittime e alle loro famiglie, cui esprimiamo la nostra più sincera vicinanza”.
In aula anche figlio, fratello e vedova del macchinista Mario Dicuonzo: «Giusto sarebbe che Mario e il suo collega Giuseppe fossero ancora qui tra noi. Dal processo abbiamo colto che si è lavorato seguendo le prassi, più che regole puntuali, ed è questo che dovrebbe cambiare nel sistema».
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