Frecciarossa deragliato a Livraga: pena ridotta e sospesa per i due operai di Rfi

DA 3 ANNI A 1 ANNO e 8 MESI Sentenza di appello a Milano, i difensori: «Non erano stati istruiti per affrontare quel guasto»

Livraga

Ridotta la pena, da tre anni di reclusione a un anno e otto mesi, con sospensione condizionale e non menzione sul casellario giudiziale, per i due operai di Rete ferroviaria italiana ritenuti corresponsabili del deragliamento del treno Frecciarossa il 6 febbraio del 2020 al “Posto movimento Livraga”, in corrispondenza di uno scambio che funzionava al contrario a causa di un difetto in un ricambio fabbricato da Alstom e appena installato dalla loro squadra. La sentenza arrivata oggi pomeriggio poco dopo le 15 a Milano per L.F., 35 anni, piacentino, specialista di cantiere, e B.S., 35 anni, calabrese, operaio specializzato, residente nel Basso Lodigiano, è in grado di appello e la riduzione deriva dal riconoscimento delle attenuanti generiche, che il Tribunale di Lodi nel luglio di due anni fa non aveva loro concesso.

La Procura Generale di Milano questa mattina aveva chiesto invece la piena conferma della condanna di primo grado. I difensori Valeria Marchettini e Andrea Sagner di Piacenza si riservano comunque il ricorso in Cassazione, non appena tra 60 giorni saranno depositate le motivazioni, ritenendo che comunque i due manutentori al lavoro quella notte non fossero stati sufficientemente istruiti sulla procedura finale della “concordanza” tra il comando elettrico impartito allo scambio, i sistemi di segnalamento e la posizione effettiva degli aghi e del tallone del deviatoio tra i binari. Verifica che era stata compiuta ma non ripetuta un’ultima volta, dato che i tecnici si erano convinti che l’anomalia potesse trovarsi nel quadro comandi e che le loro manovre di fermoscambiatura elettrica avessero comunque lasciato lo scambio in posizione corretta, e non, come invece era, puntato verso i binari morti. Situazione di provvisorietà che peraltro era stata oggetto di un fonogramma, che segnalava che lo scambio non era manovrabile, fino a quando non fosse stata effettuata una successiva verifica. Per il deragliamento costato la vita ai due macchinisti Mario Dicuonzo e Giuseppe Cicciù, e il ferimento in modo grave di 11 persone, oltre a dieci milioni di euro di danni fra treno e infrastrutture, si attende invece ancora a Lodi, entro l’autunno prossimo, la sentenza di primo grado per rito ordinario a carico di un dirigente di Rfi, dell’operaio di Alstom Ferroviaria che avrebbe sbagliato ad avvitare due fili nell’attuatore durante la fabbricazione, del collaudatore di quell’attuatore e degli ingegneri responsabili dell’ideazione del prodotto e delle procedure di fabbricazione.

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