Ecco le sarte delle Guardie svizzere

Da Codogno allo stato del Vaticano

Quando hanno letto Città del Vaticano sulla bolla di spedizione degli intarsi, si sono guardate in faccia e hanno sgranato gli occhi. Lina e Antonella Zamproni della sartoria Logico e Sharon al 46 di via Roma a Codogno non erano state avvisate dalla ditta per cui confezionano capi di ogni sorta, che la nuova commessa erano nientemeno che le divise delle Guardie svizzere del Papa. A liste blu, rosso e arancione come i colori dei Medici, con i pantaloni rigonfi e stretti sotto il ginocchio e la casacca a punta, di chiara ascendenza rinascimentale, le uniformi sono un simbolo universale. «Le vostre storiche uniformi parlano a pellegrini e turisti di ogni parte del mondo di qualcosa che malgrado tutto non muta, parlano cioè del vostro impegno di servire Dio servendo il servo dei suoi servi», ebbe a dire Papa Benedetto XVI.

Lina e Antonella Zamproni

Normale quindi l’emozione delle sorelle Zamproni nello scoprire di avere tra le mani le divise che 26 giovani Guardie svizzere avrebbero indossato il giorno del loro giuramento in Vaticano. Ora che il lavoro è terminato e i completi sono giunti a destinazione, Lina e Antonella lo raccontano con un sorriso rilassato. «I completi erano nominali, tagliati su misura per ogni corazziere - spiega Antonella -. Abbiamo dovuto assemblare gli intarsi, ci hanno spedito il tagliato e abbiamo messo assieme i pezzi. Alle finiture ha pensato la ditta madre».

Le divise erano in lana, «di una lana morbidissima» precisa Lina. Per cucirle lei e la sorella hanno impiegato un mese e mezzo, e vista l’importanza del committente hanno preferito rinunciare ad altri lavori: «Confezioniamo spesso divise - spiega Lina - e generalmente mentre si eseguono gli ordini curiamo anche le clienti che entrano in negozio per un orlo ai jeans o per stringere una giacca. Ma stavolta abbiamo dato la priorità a questa consegna». Chissà cosa direbbe papà Antonio se potesse vedere oggi le sue “bambine”. È stato lui insieme alla moglie Riccarda a far conoscere il nome Zamproni nel Lodigiano, e ora che papà è morto le figlie lo ricordano come un maestro. «All’inizio aveva aperto un grosso laboratorio a San Rocco al Porto, poi con la mamma si sono spostati a Casale - spiegano Lina e Antonella -. Non sempre è stato facile, abbiamo attraversato momenti duri ma ci siamo sempre rialzati da soli». Come dopo il maxi incendio che distrusse il capannone di via Labriola a Casale, ad esempio. Era il 1982 e all’epoca le sorelle erano appena ragazze. Ma Antonella, che è la maggiore, già lavorava con i genitori: «In quegli anni abbiamo cucito le camicie per l’Alitalia, non si poteva sgarrare di un millimetro». Su quel banco da taglio lei e Lina hanno imparato il mestiere e sette anni fa hanno deciso di tentare da sole l’impresa a Codogno: «All’inizio abbiamo fatto un po’ fatica - ammettono -. In città nessuno ci conosceva e c’è voluto del tempo per vincere una certa diffidenza». Ora le cose vanno meglio, e per quegli strani giochi del destino anche la ditta che anni addietro dava lavoro ai genitori è tornata a cercarle. Così negli ultimi mesi le sorelle hanno confezionato le divise dei vigili del fuoco di Livorno e del Vaticano, persino i copri elmetti dell’esercito italiano. E le uniformi delle Guardie svizzere. Secondo una leggenda fu Michelangelo a disegnarle, certo è che sono state Lina e Antonella Zamproni a confezionare quelle di 26 giovani corazzieri.

Laura Gozzini

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