COVID La zona rossa a Codogno ma non nella Bergamasca, diventa un caso la mail di Fontana

Il Pd lombardo all’attacco dopo le rivelazioni del «Domani»

La zona rossa che a Codogno e nei comuni limitrofi salvò innumerevoli vite non fu attivata nella Bergamasca “per colpa” del governatore Attilio Fontana. A dirlo è il consigliere regionale del Pd Pietro Bussolati: «Ora la verità viene fuori, Fontana mise la mascherina sugli occhi perché non voleva vedere quello che stava accadendo ad Alzano e Nembro, non voleva decidere di fare l’unica cosa giusta, chiudere tutto come a Codogno. La responsabilità di Fontana è grave, perché aveva tutti i dati che confermavano che la situazione era catastrofica e pericolosissima. Con quella non scelta, con quella richiesta al governo di temporeggiare sulla zona rossa, con la riapertura del pronto soccorso di Alzano e con la delibera sul trasferimento dei malati Covid nelle Rsa non ha protetto le persone fragili, non ha protetto il personale sanitario e ha permesso al virus di dilagare. Noi questo non lo possiamo dimenticare».

L’accusa segue alle rivelazioni del quotidiano «Il Domani» rispetto alla mail inviata da Fontana il 28 febbraio 2020 al capo della protezione civile, alla presidenza del Consiglio dei ministri e ai ministri dello Sviluppo economico e dell’Interno, con cui chiedeva di mantenere le misure in essere per la Val Seriana e di non decidere la zona rossa come per Codogno e i comuni limitrofi, nonostante il virus ormai ampiamente fuori controllo.

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