Codogno, spuntano tre ipotesiper il bimbo morto durante il parto

Sono almeno tre, secondo i medici, le ipotesi dietro la morte del piccolo Nicolas Dragonir. Il bambino che lunedì scorso ha perso la vita poco prima di venire alla luce. Solo l’autopsia, fissata alle 12 del 5 agosto, potrà dare una risposta sui perché. Alle 11, presso il tribunale di Lodi, il pubblico ministero Gianpaolo Melchionna affiderà l’incarico a Yao Chen, la dottoressa cinese dell’istituto di medicina legale di Pavia che aveva fatto l’autopsia anche su Chiara Colombo, la piccola di San Colombano deceduta lo scorso febbraio. Come medico legale di parte, invece, parteciperà all’esame Claudia Castiglioni. «L’unico elemento visibile ai medici che hanno effettuato il cesareo - spiega il direttore sanitario di Codogno Valerio Tagliaferri - è, come già detto, il cordone ombelicale lungo e sottile, indice di infezione o fragilità. Quando la gelatina di Warthon, la sostanza che lo ricopre e lo rende elastico e consistente, è scarsa, il cordone si può inginocchiare e quindi chiudere. Questa potrebbe essere un’ipotesi. Un’altra potrebbe essere quella di un’aritmia cardiaca, piuttosto che un difetto enzimatico e metabolico». Solo l’autopsia lo potrà accertare. Gli avvocati Bruna Lepre e Fabio Fulgeri hanno preso in mano il caso del bambino.

«Il tracciato e la flussimetria avevano valori normali - commenta il capodipartimento Marco Di Mario -. Non c’erano ragioni per monitorare la donna tutta la notte. In genere il tracciato resta staccato fino alle 5 per consentire alla paziente di riposare. Ci sono casi nei quali, se fino a pochi minuti prima il cuore batteva, all’improvviso poi smette di battere, senza un perché».

Se fosse ancora attivo, secondo Di Mario, questo caso sarebbe finito all’interno di uno studio portato avanti dall’Azienda ospedaliera insieme all’università di Milano. La regione Lombardia, però, ha tolto i fondi, e lo studio è stato interrotto. «In quattro anni - spiega il capo dipartimento - abbiamo mandato, da Codogno, 3 o 4 casi da studiare». Nell’ospedale di Lodi, tra 2007 e 2008, i casi di morti in utero, sono stati tre.

«Siamo in linea con il resto del paese - dice Di Mario -, la media è di 0,4 morti ogni mille nati. Lo studio consentiva di approfondire le cause di decesso senza un perché come quella di Nicolas. Cioè di morti di bambini che stavano bene e il cui cuore, all’improvviso, ha smesso di battere. Sia in utero che nei primi mesi di vita».

I genitori del piccolo Nicolas, affranti dalla perdita del loro bambino, lunedì scorso, si sono rivolti ai carabinieri: «Mi hanno chiamato in ospedale intorno alle 6 - aveva raccontato in lacrime il papà 23enne Dorin Valentin -, pensavo che mio figlio stesse per nascere, invece, era morto». Tante le domande che hanno afflitto i genitori di Nicolas. Nulla cancellerà il dramma della perdita del loro primogenito, ma vogliono sapere se il decesso si sarebbe potuto evitare.

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