Codogno, tra santuario e cimitero cresce il boschetto dei vagabondi

Tracce di bivacco in un container nella stessa area dove un clochard era morto bruciato per riscaldarsi

A chi va al cimitero di Codogno può anche capitare di incrociare qualche uomo di colore che fa la pipì contro un albero dell’adiacente parcheggio. E intanto a fianco della catapecchia in legno dove due anni fa è tragicamente morto carbonizzato un clochard, in viale Manzoni tra il cimitero e il santuario di Caravaggio, c’è un’altra baracca a disposizione dei senzatetto. La porta è aperta e proprio lì davanti si vede un fusto in plastica, di colore verde, che contiene non si capisce cosa. «Ormai sono un po’ di mesi che non vado a controllare, purtroppo ho problemi di salute – ammette Franco Paternostro, 64 anni, storico fiorista che ha il negozio dall’altro lato della strada -. Non credo però che qualcuno ci vada a dormire, l’ultima volta che sono entrato per prendere un badile mi è venuto addosso un topo che era grosso come una pantegana. Quasi mi veniva un infarto». Eppure qualcuno il fusto ce l’ha portato. Ed è difficile che lo abbia lanciato dalla strada. Una fitta coltre di rami e sterpaglie infatti circonda il container e i resti della casetta bruciata. «Ho messo tutto in vendita ma non c’è nessuno interessato – spiega il fiorista -. Sono due pertiche e mezzo di terreno, non me ne faccio niente e vorrei tanto togliermelo dalle scatole. Non m’interessa realizzare, vorrei sbrogliarmene». Paternostro ha una sua idea su cosa ne farebbe: «Potrebbero portare dei cavalli e fare un piccolo maneggio». A due passi dalla Madonna di Caravaggio e dal cimitero non appare proprio facile. Ma una città non può ignorare che alle porte del centro rimanga una “terra di nessuno” dove, con l’abbandono, a degrado è destinato ad aggiungersi ulteriore degrado.E la lapide per le vittime del Covid inaugurata nel 2020 dal Presidente della Repubblica è lì vicino, a rendere il contrasto tra aspirazioni alla civiltà e menefreghismo dilagante ancora più evidente.

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