CODOGNO Pronto soccorso senza ortopedico, per una frattura si deve andare in ambulanza a Lodi

Da novembre sono chiusi il reparto specialistico e la sala gessi, notevoli i disagi

Attese di ore e a volte anche giorni per un’ambulanza che trasporti il paziente con una frattura o un altro trauma importate all’ospedale Maggiore di Lodi dove c’è l’ortopedico. Succede al pronto soccorso dell’ospedale di Codogno e a farne le spese sono spesso gli anziani - secondo le statistiche uno su tre cade almeno una volta l’anno -, il più delle volte in casa e con conseguenze anche gravi. La più frequente la frattura del femore. Succede da quando l’ortopedia e la sala gessi dell’ospedale di Codogno sono stati chiusi e il pronto soccorso è “zoppo”, senza un ortopedico per tutti i casi di cadute e traumi che ne richiedono l’intervento. E lo è più che mai ora che sono riprese le attività sportive dopo mesi di fermo e tanti giovani e adulti s’infortunano, perché non allenati.

Non tutti sanno ancora, però, che l’ortopedico non c’è più a Codogno da novembre, e si presentano fiduciosi in pronto soccorso, sia codognesi sia residenti nella Bassa, e scoprono di non poter avere immediata assistenza. Fatta l’anamnesi, se il paziente è grave non può far altro che attendere un’ambulanza per essere condotto in ospedale a Lodi. E l’attesa come detto può durare anche giorni, parcheggiati su un lettino nell’astanteria, dove la persona va assistita, quindi organizzandole il pranzo e la cena o accompagnandola al bagno, con quel che ne segue in termini di dispendio di tempo e stress tanto per lei che per il personale già sovraccarico. Se il trauma non è grave, una lussazione o una distorsione per esemplificare, la persona può tornarsene a casa e sarà invitata a presentarsi l’indomani al “Maggiore”, naturalmente con mezzi propri, per avere una visita come si deve dall’ortopedico di turno a Lodi. Sempre che non scelga di recarsi all’ospedale di Piacenza più vicino. Ed è già un disagio anche questo. Fermo restando che per l’anziano con una frattura grave, la tempestività è essenziale a evitare emorragie. «Quando c’era il reparto di ortopedia un posto lo si trovava sempre e il pronto soccorso faceva “il pronto soccorso” – spiega un infermiere oggi in pensione -. Adesso so addirittura di gente con patologie respiratorie o diabete con valori alti per esempio, che è rimasta al pronto soccorso anche due o tre giorni, e qualcuno nel pieno dell’emergenza Covid una settimana, finché non si è liberata un’ambulanza o un posto e sono stati trasferiti a Lodi».

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