Cavacurta unita per l’addio ad Adele

Il parroco: «Ci ha insegnato ad accogliere i mutamenti della vita»

Increduli quasi di trovarsi lì, a dare l’ultimo saluto alla loro mamma, nonna, sorella. Avevano trascorso le vacanze insieme a Ferriere, la famiglia riunita come accadeva da oltre un ventennio, e si sarebbero dovuti ritrovare ieri a casa. A Cavacurta. Così la si poteva leggere nei volti spaesati delle figlie Chiara e Serena e come loro delle persone riunite ieri nella parrocchiale di San Bartolomeo per i funerali, l’angoscia per l’incidente che s’è portato via Adele Moschetti.

Sessantaquattro anni compiuti da poco, la donna è morta lunedì notte in seguito alla puntura fatale di un insetto (vespa o calabrone), proprio mentre trascorreva il suo ultimo giorno di villeggiatura sull’Appennino piacentino. Stava camminando con la sorella per le vie del centro di Ferriere quando ha sentito un insetto volarle addosso e senza neppure capire che fosse ha avvertito il dolore bruciante di un pungiglione alla gola. Lo shock anafilattico procurato dall’iniezione di veleno dell’insetto non le ha lasciato scampo. Adele si è spenta in ospedale a Piacenza lunedì poco dopo la mezzanotte. Ieri la bara ha fatto il suo arrivo in chiesa, ad attenderla gli abitanti e rappresentanti dell’amministrazione comunale di Cavacurta, le ex colleghe di lavoro ai tempi in cui la donna era operaia alla Felisi di Codogno, i vicini di casa a Toazza di Ferriere.

La recita del rosario, sussurrato in maniera lieve, ha accompagnato l’ingresso del feretro nella parrocchiale, quindi ha preso la parola il parroco: «Accogliere i mutamenti che fanno parte delle nostre vite spesso non è facile - ha detto don Pierluigi Rossi - Eppure Adele ci ha insegnato come sia importante riuscirci, lei che è stata prima madre e poi nonna, suocera, sempre pronta a dare una mano preziosa nella sua presenza, disponibilità ed esperienza». Semi che non andranno persi perché di custodirne i germogli avranno cura adesso i suoi cari. «Sento spesso parlare di destino - ha continuato don Rossi - era destino, doveva andare così, si dice. Ma non posso accodarmi a questo ragionamento perché non è di Dio. Non lo è perché non è lui a pianificare che questo accada per il fatto che ama la vita».

Se occorre assegnare un angolo riposto dentro il bagaglio che ognuno di noi porta con sé, alla morte imponderabile di Adele Moschetti, beh allora non lo si può che chiamare “incidente”. «Adele oggi ci dice vado solo un po’ più avanti, ma tocca a voi muovere quei passi che fanno la vita grande - ha concluso il sacerdote -, e potrete farlo aiutati da quel senso di unità che solo lei, solo una donna che ha generato vi ha lasciato». Solo così la vita di Adele non sarà stata vana e la sua gioia, la dedizione agli affetti, rimarranno per sempre. All’uscita da chiesa un sole triste ha osservato dall’alto il corteo diretto al cimitero.

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