
Cronaca / Basso Lodigiano
Mercoledì 11 Maggio 2011
Bruciatore, tutti i no del comitato
Trasmesse in comune le oltre 50 pagine elaborate dai tecnici
n Dieci motivi per dire no all’impianto di trattamento rifiuti della Elcon: sono le osservazioni tecniche che il comitato di cittadini CasaleRespira ha presentato in Regione al procedimento di Valutazione d’Impatto Ambientale attualmente aperto e ancora in corso per l’impianto che la società israeliana vuole insediare alle porte di Casale in zona Lever.
La richiesta di Via o valutazione d’impatto ambientale è stata presentata lo scorso 10 marzo da parte della società israeliana, ma il 12 aprile scorso i tecnici della regione Lombardia hanno sospeso la pratica per «mancanza dell’istanza autorizzativa», ovvero perché non era stata presentata contestualmente alla Via la richiesta di Aia o Autorizzazione Integrata Ambientale alla Provincia di Lodi. Se tale richiesta non sarà depositata nei prossimi giorni, l’iter amministrativo sarà automaticamente bloccato e la pratica archiviata.
Un’ipotesi che lo stesso comitato auspica e che anzi caldeggia: «Quelle stesse persone che hanno voluto portare qui gli israeliani con il loro impianto, ora facciano pressioni in modo che non presentino la richiesta di Autorizzazione in provincia, in modo da far decadere definitivamente il problema» fanno sapere dal comitato.
E tuttavia, in attesa di capire il futuro burocratico del procedimento, lunedì sono state trasmesse in Regione, e per conoscenza in Provincia di Lodi e al comune di Casale le oltre 50 pagine elaborate dai tecnici del comitato, giuristi, ingegneri, chimici e ambientalisti, per contrastare il progetto da un punto di vista tecnico-giuridico.«È stato fatto un esame approfondito del progetto e abbiamo rilevato diverse lacune, qualche omissione e qualche dato confuso, difficile dire se in buona fede o per rimestare le carte, oltre ad alcuni parametri decisamente preoccupanti perché superiori a quelli previsti per legge, in particolare per gli scarichi idrici nella rete fognaria», ha spiegato l’avvocato Alessandro Concordati.
Dieci i punti critici individuati e poi analizzati nel dettaglio nel documento, dall’incompatibilità con il piano rifiuti provinciale alle distanze troppo ravvicinate, 400 metri dal centro abitato, 600 dalla scuola superiore Cesaris, 450 dal distretto dell’Asl, 200 metri dalla prima cascina più vicina, dalla collocazione in un corridoio ambientale naturalistico all’assenza di mitigazioni d’impatto ambientale. Inoltre non è stata valutata la compatibilità viabilistica in relazione al transito per Casale di 60 mezzi pesanti al giorno, con carichi tossico-nocivi e pericolosi, diretti all’impianto, e non sono state analizzate le ricadute per la salute pubblica e l’ambiente delle emissioni del bruciatore, in particolare per i componenti cancerogeni. Inoltre le previsioni sugli scarichi idrici sono fuori norma, sia quelli nel sistema fognario sia quelli nei corsi d’acqua superficiali, la Roggia Triulza. Ben otto parametri sono oltre i limiti indicati dalla legge e in alcuni casi i valori sono al doppio del consentito, tra gli altri per elementi come piombo, zinco, mercurio e cadmio. L’attuale portata del depuratore di Casale non è in grado di reggere gli scarichi previsti dalla Elcon. Dal punto di vista normativo, poi, non è possibile sfruttare i pozzi in concessione alla Lever per trarne l’acqua necessaria al funzionamento dell’impianto, ma ci vorrebbe una concessione diretta.
Infine, non è stato infine eseguito uno studio sugli effetti di un eventuale incidente rilevante, non tanto nell’impianto in sé, ma nella vicina Unilever, industria ad alto rischio, o sulla ferrovia che passa a poche decine di metri e sulla quale transitano vagoni-cisterna di Gpl destinati a una ditta vicina.
Andrea Bagatta
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