Bimbo morto, indagati in dieci

Sono una decina tra medici e ostetriche dell’ospedale di Codogno gli iscritti al registro degli indagati per il bambino nato morto lunedì all'ospedale di Codogno. Il caso di Nicolas, questo il nome che il papà Dorin Valentin Cosmin e la mamma gli avrebbero voluto dare, è diventato in procura della Repubblica a Lodi un fascicolo per omicidio colposo e il pm Giampaolo Melchionna ha dovuto iscrivere a “modello 21” tutte le persone che sabato e domenica hanno curato la madre, «un atto dovuto perché potessero nominare periti di fiducia per l’autopsia», spiegano dalla procura di Lodi.

«Potrebbero anche non esserci responsabilità mediche, ma chiediamo chiarezza», ribadisce l’avvocato penalista Fabio Fulgeri, che assieme alla civilista Bruna Lepre ha consigliato ai genitori di presentare denuncia perché fosse la giustizia a chiarire l'accaduto: «Se un bambino nasce morto l’anomalia c’è - aggiunge l’avvocato Lepre - dobbiamo chiarire se era prevedibile o evitabile».

Per i risultati dell’autopsia, che il pm di Lodi ha affidato a Yao Chen dell’Istituto di medicina legale di Pavia, bisognerà attendere i canonici due mesi, ma forse anche qualche settimana in più perché i periti di procura e famiglia hanno già preannunciato che interverranno anche consulenze di ginecologi per valutare gli esami pre-parto, in particolare i tracciati dei segni vitali del bambino. Esami a parte saranno effettuati anche sul cuore, separato perché troppo piccolo per una valutazione in camera mortuaria.

Ieri comunque, conclusa alle 14 l’autopsia a Codogno, la procura ha restituito la salma alla famiglia. «Lo vogliamo seppellire qui a Ospedaletto Lodigiano per portargli i fiori ogni giorno - annuncia il papà -. Pensiamo di riuscire a organizzare la cerimonia lunedì o martedì». I genitori sono ortodossi e il sacerdote arriverà da Lodi. Prima del rito funebre, che potrebbe tenersi direttamente nel cimitero, Nicolas sarà battezzato.

«Mia moglie mi ha raccontato che quando è tornata in ospedale in questi giorni una dottoressa l'ha rimproverata “ci avete rovinato la carriera” - conclude il papà -. Chi l'ha detto deve però pensare che una vicenda così a noi, che abbiamo perso il nostro primo figlio, ci ha rovinato la vita».

L'Azienda ospedaliera però ha anche avviato un’indagine interna «utilizzando campioni prelevati prima del parto, per esami di tipo genetico», rivela il responsabile del reparto di ostetricia ginecologia di Codogno, Salvatore Zanoni, «ed è emersa una mutazione genetica in eterozigosi per il fattore 2 della coagulazione. Si tratta di forme abbastanza rare, che corrispondono all'emofilia, e che possono portare alla morte intrauterina».

Il dottor Zanoni ricorda che il reparto di Codogno «era tra i protagonisti di un progetto regionale sulla diagnosi di morte intrauterina», e che «avendo questa esperienza, visto l'accaduto, abbiamo subito fatto questo tipo di analisi. Tra l’altro in genere questa situazione si abbina alla patologia del cordone ombelicale».

Questo tipo di esami genetici però «non viene effettuato di routine prima del parto perché troppo costoso, la “legge Bindi” ce lo vieta, a meno che non ci sia una familiarità».

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