Beatrice, 3 anni e 4 mesi al pirata

Nel luglio scorso la

tragedia di Gorgonzola,

ieri il verdetto e

la telefonata del

sottosegretario Nencini:

«Sì all'omicidio stradale»

Beatrice Papetti abitava in una cascina di Gorgonzola, appena oltre la ex statale 11 Padana Superiore, e d’estate, finita la scuola la si notava spesso, con i suoi grandi occhi azzurri, dai nonni materni a Santo Stefano Lodigiano. Il 10 luglio scorso, pochi minuti dopo la mezzanotte, mentre rincasava in bicicletta con un cugino e attraversava come tante volte lo stradone, un furgoncino lanciato a piena velocità le ha strappato la vita, scagliandola a 30 metri di distanza. Il conducente, un artigiano marocchino di 39 anni, G.E.H., non si era fermato e aveva nascosto il suo Peugeot Ranch azzurro nel box di un amico. Per presentarsi poi una settimana dopo dai carabinieri e ammettere la sua colpa. E poi, ieri, prima del verdetto, ha anche chiesto scusa ai genitori. Ieri, per rito abbreviato, il nordafricano è stato condannato dal gup di Milano Simone Luerti a tre anni e quattro mesi di reclusione, senza la possibilità della sospensione condizionale della pena, per omicidio colposo e per fuga dopo un sinistro stradale con feriti. Il pm Laura Pedio aveva chiesto 4 anni e 8 mesi. Era stato arrestato, ma dopo pochi giorni in carcere ammesso agli arresti domiciliari, dove ha scontato otto mesi. Se il verdetto verrà confermato e non risulteranno altre pendenze, in carcere non ci tornerà, ma potrà chiedere pene alternative come l’affidamento in prova ai servizi sociali. «Cosa volete che dica - piange la nonna Mariuccia Corni - noi non abbiamo più nostra nipote. Il mio genero (papà di Beatrice, ndr.) guida le ambulanze e dice che queste cose possono succedere. Io so solo che ci sono personaggi che non hanno ucciso nessuno e si devono fare 12 anni di carcere mentre questo uomo che è fuggito e ha anche cercato di occultare le prove se la caverà con qualche mese di arresti domiciliari». L’assicurazione del furgoncino ha riconosciuto per ora 200mila euro di risarcimento ai genitori, ma l’avvocato di parte civile Domenico Musicco ritiene probabile che sia necessaria una causa per poter definire il risarcimento. La procura di Milano ha contestato al marocchino una velocità non commisurata ai luoghi ma non è stata possibile una perizia per accertarla con precisione. «Si tratta di un incrocio a raso che era illuminato, e tra l'altro la bicicletta aveva le luci - ricorda l’avvocato Musicco -. Solamente dopo questa tragedia hanno installato un semaforo». Musicco è anche presidente dell'Associazione vittime di incidenti sulla strada sul lavoro e malasanità (Avisl) e poco dopo il verdetto gli ha telefonato il neo sottosegretario ai trasporti Riccardo Nencini: «Si è impegnato, qualora ricevesse la delega a una riforma del Codice, a introdurre il reato di omicidio stradale. Oggi a mio parere c’è una sproporzione tra le pene per chi uccide sulla strada e quelle, ad esempio, per chi commette furti. La legge deve riconoscere il valore della vita umana».

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