«Aveva pianificato l’omicidio dei figli»

Rito abbreviato e perizia psichiatrica per Pasquale Iacovone: «Se la condanna sarà irrisoria, quelli

come lui sentiranno di poter avere una scappatoia»

C’erano anche i famigliari dei piccoli Davide e Andrea all’udienza preliminare che si è tenuta il 4 luglio scorso a Brescia a carico di Pasquale Iacovone, l’uomo accusato di aver ucciso i suoi due figli di 9 e 12 anni, bruciandoli vivi. Il gup ha accolto la richiesta di rito abbreviato presentata dalla difesa e il prossimo 23 luglio il 41enne presunto assassino sarà sottoposto a una perizia psichiatrica. La mossa difensiva non ha colto impreparati la madre Erica e lo zio Omar, entrambi originari di Ono San Pietro, il paesino di 800 anime nella Val Camonica dove un anno fa si è consumata la tragedia. Omar vive ormai da anni a Guardamiglio, ma non ha mai smesso di stare accanto alla sorella Erica: «La richiesta di rito abbreviato è naturalmente legittima perché l’ordinamento la prevede, che sia priva di qualsiasi fondamento rispetto al fascicolo che dovranno esaminare i giudici poi è un’altra storia - osserva lo zio -. Ci sono quattro anni di pianificazione efferata e lucidissima che il pm Eliana Dolce ha documentato facendo un ottimo lavoro. È tutto agli atti, basta saper leggere le carte per capire che non si è trattato di un raptus, come tenterà di dimostrare il suo avvocato». Le prove a carico dell’imbianchino sono messe nero su bianco nelle mille pagine di faldone che il giudice dovrà studiare prima di decidere. «Il fatto stesso che abbia patteggiato due anni e mezzo per stalking con la vecchia legge, credo rappresenti un caso “storico” in Italia, dove difficilmente si arriva a una pena così pesante patteggiando per stalking - prosegue Omar Patti, riferendosi al procedimento che ha già portato Iacovone in carcere a Opera -. Due anni e mezzo per l’ammissione assoluta di aver voluto fare quello che ha fatto». L’atrocità di cui è accusato l’imputato infatti è giunta al culmine di quattro anni di minacce, dopo dieci denunce per violenza e persecuzioni presentate dall’ex moglie, dopo l’avvertimento che l’uomo le aveva fatto: «Ci sono dati e date che dimostrano un crescendo delle minacce, fino a dichiarare a mia sorella che non avrebbe più rivisto i suoi figli perché glieli avrebbe ammazzati». Mamma Erica riportava tutto questo alle forze dell’ordine, agli assistenti sociali cui aveva chiesto aiuto, ma non è valso a nulla. La donna è stata lasciata sola, e con lei Andrea e Davide. Ora tocca alla giustizia mettere la parola fine a questo dramma che nei cuori e nelle menti dei famigliari dei due bambini non avrà comunque fine. «Prendiamo atto della decisione del giudice, fiduciosi che tutto vada come deve andare - conclude Omar -. Mia sorella è una roccia, sta reagendo con tutte le sue forze, ed è anche per questo che se la società riuscirà a punire il colpevole in modo congruo a quello che ha fatto, dimostrerà che si può reagire, altrimenti verrebbe tolta ogni speranza di giustizia non solo a lei, ma a tutte le persone che si trovano in una situazione uguale o simile alla sua». E poi non è solo questo: «Non possiamo permettere che altri arrivino a fare quello che ha fatto questo parassita, ma se la condanna sarà irrisoria sentiranno di poter avere una scappatoia. Qui si gioca la possibilità di dimostrare che qualcosa funziona nel verso giusto e non all’incontrario».

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