Angelica, l’omicida rischia l’ergastolo

Secondo lo psichiatra l'operaio 48enne imputato per omicidio era pienamente in sé quando aveva programmato di accoltellare la donna per la strada

Maurizio Ciceri era capace di intendere e di volere quando ha sferrato 26 coltellate all'ex convivente Angelica Timis. Queste le conclusioni dello psichiatra milanese Ambrogio Pennati, incaricato dal gup di Lodi Isabella Ciriaco di sottoporre a perizia il 48enne di Codogno che il 24 maggio scorso era stato fermato a Guardamiglio, ancora con il coltello insanguinato in mano, per l’omicidio della colf romena di 35 anni.

A chiedere la perizia psichiatrica è stato il difensore, l’avvocato Fabio Daprati di Lodi, che riflette: «Quest’uomo mi sembra più un Calimero che un lupo cattivo, dobbiamo fare ancora alcune valutazioni». L’accusa è un macigno: omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà, e porto illegale di arma, il coltellaccio da cucina che non ha dato scampo alla 35enne. Ciceri rischia l’ergastolo, con riduzione però di un terzo della pena perché si sta sottoponendo a giudizio abbreviato e anche la possibilità di invocare le attenuanti generiche, dato che non aveva precedenti penali. L'unica denuncia della sua vita gli era arrivata un anno prima, proprio da Angelica, che lamentava di essere stata colpita con un asciugamano dopo una discussione. Ma la donna, dimessa dal pronto soccorso con 3 giorni di prognosi per “stato ansioso”, aveva ritirato la querela dopo poche ore. E per questo agli inquirenti non risultava che Ciceri potesse essere, nemmeno lontanamente, considerato uno stalker.

La convivenza tra i due era durata parecchio: lui, due figli e un matrimonio finito alle spalle, lei, un figlio e una precedente relazione finita perché il marito alzava le mani su di lei. Poi il 48enne di Codogno, operaio alla Schneider, aveva perso il lavoro ed era caduto in una crisi che lo aveva anche avvicinato all'alcool. E Angelica ancora una volta si era trovata a dover cercare altrove un’esistenza serena. Lo psichiatra ritiene che Ciceri sia anche capace di stare in giudizio e gli attribuisce un “disturbo border line” della personalità: «Una definizione molto ampia e generica, che non intacca la conclusione sulla capacità al momento del delitto, che era il quesito posto dal giudice», osserva al proposito l'avvocato piacentino Emanuele Solari, che assiste il fratello di Angelica costituito parte civile. La costituzione della sorella e del figlio minorenne è invece affidata all'avvocato lodigiano Luigi Croce.

Stamane in tribunale a Lodi ci sarà lo psichiatra, che tra l'altro si era occupato per il tribunale di Milano dell'inquietante caso del ghanese Adam Kabobo, uscito in strada l'11 maggio scorso con un piccone per colpire a caso i passanti. Il professore illustrerà al giudice e agli avvocati come è arrivato alle sue valutazioni, quindi è probabile un rinvio dell'udienza di pochi giorni per dare tempo alle parti di preparare le conclusioni, e ci sarà il verdetto. Ciceri in carcere era da subito apparso disperato, demotivato, incapace di farsi una ragione di quel gesto se non quella disperazione che aveva gridato alla sua ex agonizzante sul selciato: «Sei contenta di aver rovinato un uomo?».

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