Altra pattuglia di profughi nel territorio

Ieri in dodici sono approdati a Codogno e altri sei a Boffalora

Accoglienza profughi: venti nuovi arrivi nel Lodigiano. A tanto ammontano i profughi arrivati ieri sul territorio provinciale, nell’ambito dell’emergenza umanitaria coordinata dal dipartimento nazionale di Protezione civile.

E stavolta è proprio Codogno ad essere stata investita maggiormente da questa nuova “ondata” di arrivi in terra lodigiana: se otto profughi, infatti, sono stati dislocati alla cascina Mezzanino di Boffalora, dodici sono stati dirottati proprio nella capitale della Bassa, allocati nel primo piano dell’ex struttura psichiatrica di viale Vittorio Veneto. Con il loro status di rifugiati politici, i profughi sono arrivati in Rsa intorno alle 12.30. Diversificata la loro nazionalità: dieci sono del Mali, uno arriva dalla Costa D’Avorio, un’altro ancora è del Ghana. Ad accomunarli l’età molto giovane, tra i 20 e i 26 anni. Ed anche lo stato di visibile necessità, là dove pare che i profughi siano arrivati senza neppure le scarpe. A loro disposizione, come detto, è stato messo un intero piano dell’ex psichiatrico, attrezzato con delle brandine.

Ancora una volta, però, a fare acqua è stata l’informazione. Nessuna comunicazione istituzionale riguardo il dislocamento, ad esempio, è mai arrivata all’amministrazione comunale. A confermarlo è stato il sindaco Vincenzo Ceretti: «Di comunicazioni formali in municipio non ne sono arrivate, giorni fa avevo ricevuto solo una generica comunicazione verbale dall’Asl circa la possibilità di eventuali arrivi - così Ceretti che ieri si è subito messo in contatto con i vertici dell’Azienda sanitaria -. Spiace che gli enti locali spesso si ritrovino solo spettatori in scelte di cui si apprende solo a cose fatte». Altrettanto grave il black out informativo che ha coinvolto sindacati e personale stesso dell’ex psichiatrico. Le criticità più forti sono però esplose per un altro fattore: quello della collocazione stessa in Rsa. Che è struttura sanitaria dove ancora vivono una quarantina di pazienti psichiatriche, donne ricoverate in spazi protetti adesso affiancati a questa nuova emergenza. Non stupisce così lo stato di allerta, disorientamento ed anche irritazione in capo al personale dell’Rsa. Tanti gli interrogativi degli operatori, in testa uno su tutti: «Chi si occuperà dei profughi?». Contro la scelta della sistemazione si sono così scagliati i sindacati. Il primo ad arrivare in Rsa ieri è stato Gianfranco Bignamini (Rdb), seguito poco dopo da Gianni Grazioli (Cgil). Unanime il loro commento: «Benissimo l’accoglienza, ci mancherebbe. Assolutamente sbagliata però la scelta di collocare in Rsa i profughi. Con tutte le possibilità alternative, la residenza sanitaria assistita è assolutamente sede non idonea, vista la presenza di una quarantina di pazienti psichiatriche». Bignamini ha rincarato la dose alla notizia che una guardia giurata garantirà la sorveglianza dei profughi durante il turno notturno: «Questo vuol dire carcere. E ribadisco: non è il personale Rsa a doversi prendere cura dei rifugiati». I sindacati hanno chiesto per stamattina un incontro urgente con i vertici Asl. Ieri in Rsa era presente anche il direttore sociale Asl Giacarlo Iannello: «Faremo di tutto per poter dare il miglior confort ai profughi», peraltro Iannello ha confermato che l’Asl sta nel frattempo cercando sedi alternative di accoglienza. Di certo, quel che al momento è ufficiale è che i profughi a Codogno resteranno «per una settimana, salvo diverse disposizioni», come ha fatto sapere l’Asl mediante nota stampa.

All’ex psichiatrico ieri era atteso per un sopralluogo anche il vicesindaco Roberto Nalbone. A metà pomeriggio l’ambulanza della Croce rossa ha portato ai rifugiati qualche bene di prima necessità ed un kit adeguato per l’igiene personale.

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