Abuso edilizio nella moschea di Casalpusterlengo, condanna a 5 mesi

Un controsoffitto e un pavimento realizzati più di un anno fa, nella nuova “moschea” di Casalpusterlengo, senza prima ottenere le necessarie autorizzazioni edilizie, sono costate un patteggiamento a 5 mesi e 10 giorni di arresto a E.M.A, marocchino di 56 anni residente a Somaglia, ex presidente dell’associazione cui appartiene il centro culturale islamico di via Crema.

La vicenda era iniziata con un sopralluogo della polizia locale, che aveva contestato l’avvio di attività edilizie senza alcun titolo abilitativo. In particolare, un abbassamento del soffitto dalla quota originale a un livello di 270 centimetri dal piano di calpestio, per una superficie di circa 13 metri quadri. Poi, la posa di una nuova pavimentazione e anche modifiche nell’apertura di alcune finestre. I lavori erano stati quindi sospesi. «Ma successivamente era stata effettuata una sanatoria - spiega l’avvocato Kati Scala di Casalpusterlengo, che difende l’ex presidente degli islamici di Casale - e le opere sono state regolarizzate. Quest’uomo è stato chiamato a rispondere in quanto legale rappresentante dell’associazione, anche se in quel periodo si trovava all’estero e non aveva alcuna concreta possibilità di intervenire sul posto per bloccare chi materialmente aveva deciso di avviare i lavori».

La pena, cui si accompagna anche un’ammenda di 2.700 euro, è stata sospesa, dato che il 56enne è incensurato.

Dopo una serie di tensioni, anche allora con la contestazione di abusi edilizi, riguardo alla precedente sede del centro culturale islamico di Casalpusterlengo, in via Fugazza, nel 2010 l’associazione acquistò un edificio un tempo utilizzato dall’Enel, appena oltre la stazione ferroviaria. Alcuni lavori, riguardanti quest’area, in via Crema, sarebbero iniziati già nel 2012, contestualmente all’utilizzo per alcune iniziative di preghiera.

Uno dei controlli da parte dell’amministrazione comunale però evidenziò “lavori realizzati in assenza di permesso”. A.E.M., vistosi notificare un decreto penale di condanna, l’ha impugnato, riuscendo a ottenere la sospensione condizionale della pena.

Dal 2014 in poi, per motivi interni estranei a questa vicenda, l’uomo non è più presidente dell’associazione degli islamici di Casale.

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