Abusi edilizi, De Luca condannata

Secondo il tribunale di Lodi l’ex onorevole avrebbe disatteso

alcune prescrizioni della soprintendenza ai beni architettonici

per i lavori eseguiti nell’antico convento dei Gerolomini

«Ha realizzato opere edili difformi da quelle autorizzate» nel complesso dell’ex abbazia dei Gerolomini di Ospedaletto Lodigiano: per questa accusa l’architetto Anna Maria De Luca, già onorevole di Forza Italia e promotrice del marchio Doc della ceramica di Lodi, è stata condannata dal tribunale a 10mila euro di ammenda e 2 mesi di arresto, convertiti però a loro volta in altri 2.280 euro di ammenda. La sentenza del giudice Manuela Scudieri le impone anche il ripristino delle opere ritenute “abusive” dal tribunale: si tratta di una vasca interrata in cemento, di lucernari nella falda del tetto, di un soppalco, e di una serie di “bocche di lupo” di areazione dei sotterranei. Il coimputato, l'imprenditore edile reggiano 70enne B.S., è stato invece assolto per non aver commesso il fatto.

«Faremo appello», preannuncia l’avvocato dell'onorevole, Filippo Caccamo di Milano. Che chiarisce: «Rispetto al capo d’imputazione, il verdetto ritiene vi siano responsabilità solo per alcune delle contestazioni, e non per tutte. Di fatto, il tribunale ha escluso illeciti, ad esempio, nella scelta del colore della facciata della “casa del priore” e nella realizzazione del vespaio. Ma va anche detto che il tecnico comunale venuto a testimoniare nel processo ha dichiarato che la vasca in cemento era già stata rimossa alla data del 27 giugno del 2008: ci viene quindi ordinato di demolire una cosa che già non c’è più». L'avvocato ritiene poco chiaro nel verdetto anche il conteggio dei lucernari, che tra l'altro a detta della proprietà sarebbero stati autorizzati in un determinato numero, e aggiunge che un consulente ha chiarito che il soppalco contestato «è appoggiato, e non incorporato nella struttura: non ha quindi caratteristiche di fissità». Anche le “bocche di lupo” sono, per la difesa, «aperture di ventilazione di 10 centimetri indispensabili per l'utilizzo dei locali». E, riguardo alla descialbatura degli affreschi, «la situazione era che periodicamente sopra un affresco ne veniva realizzato un altro».

L’onorevole De Luca era intervenuta nei mesi scorsi su queste pagine sottolineando il proprio ingente impegno per il recupero di un patrimonio storico altrimenti destinato alla rovina e aveva ripercorso rapporti con rappresentanti della Soprintendenza ai beni architettonici nei quali ci sarebbero stati anche accordi verbali. Si era arrivati anche a un confronto al Tar e nel 2008 era scattata la denuncia. «Sono riuscita a terminare l’opera - fa sapere l’architetto - c’erano stati promesse di aiuto e collaborazione, poi sono stata lasciata sola, senza sostegno morale né economico».

Carlo Catena

© RIPRODUZIONE RISERVATA