Agguato al distributore a Mulazzano: un 26enne di Vizzolo condannato a più di 5 anni

Rapina a una coppia in auto, la “coca” era il movente ma il caso presentava delle anomalie

Un 26enne di Vizzolo Predabissi, A.G, è stato ritenuto responsabile dal tribunale di Lodi, in primo grado, di rapina aggravata, in concorso con due suoi amici che, all’epoca dei fatti, erano ancora minorenni. È stato condannato a 5 anni e 4 mesi di carcere. L’episodio risale all’autunno del 2019: una sera un quarantenne di Lodi e una giovane si erano fermati in auto a fare rifornimento a un distributore di benzina a Mulazzano, e all’improvviso dal buio erano spuntati due ragazzi che, tra botte e spintoni, e facendo intendere che avevano un «ferro», che nel gergo della malavita significa pistola, avevano strappato le chiavi dell’auto della vittima e gli avevano rubato il portafogli con 350 euro. Non appena i due si erano allontanati, il quarantenne aveva chiamato i carabinieri.

Secondo gli investigatori però c’erano alcune anomalie. E presto si era scoperto che sull’auto della coppia c’era anche un altro ragazzo, minorenne, che li aveva accompagnati a fare benzina e si era preso le prime botte dai due rapinatori. Grazie anche ad alcune immagini, e alla ricostruzione dei contatti telefonici e degli spostamenti di quella serata, la Procura è arrivata alla convinzione che vittima e sospettati si conoscessero. Secondo l’accusa A.G. e due suoi amici, diciassettenni, si erano messi in mente che quella sera il quarantenne di Lodi avrebbe avuto con sé diverse dosi di cocaina e avevano progettato di rapinarlo per potersi drogare gratis. Così uno dei due complici lo aveva raggiunto in un bar e telefonicamente aveva tenuto aggiornati gli altri due riguardo agli spostamenti della vittima designata, quindi aveva chiesto e ottenuto un passaggio fino al distributore di benzina dove era previsto l’agguato. E si era preso anche qualche botta per reggere il gioco e contribuire a fare paura al quarantenne. Il tribunale dei minori si è già occupato dei due più giovani che avevano collaborato alla rapina: uno ha ottenuto il perdono giudiziale dopo un percorso al Servizio dipendenze, l’altro invece deve ancora dare piena prova di essere uscito dal “giro”.

Per A.G., invece, la scelta obbligata del processo ordinario, dato che non ha fornito al suo difensore Silvia Scotti alcuna indicazione per possibili riti alternativi. Il collegio penale del tribunale di Lodi ieri è arrivato alle medesime conclusioni della giustizia minorile, ritenendo quindi realmente avvenuta la rapina e ribadendo la tesi che l’automobilista non fosse un bersaglio a caso. Le indagini non hanno potuto escludere che davvero quella sera la vittima avesse con sé della cocaina, che sarebbe stata prelevata dai rapinatori assieme al portafogli, ma il quarantenne ha sempre fermamente negato la circostanza. Ad aggravare l’entità della pena anche una recente e precedente condanna, la corte ha comunque riconosciuto le attenuanti generiche equivalenti come era stato chiesto anche dal pm Martina Parisi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA