Violenza di genere, ogni mese dieci donne in ospedale

Oggi la Giornata internazionale per combattere la sopraffazione

Cinquantasei donne, da gennaio a settembre 2021 hanno chiesto aiuto al Pronto soccorso di Lodi e 30 a quello di Codogno. Aiuto per violenza domestica, i cosiddetti codici viola. L’85 per cento di loro di nazionalità italiana. Tra gennaio e ottobre 2020, invece, durante il primo lockdown, gli ingressi delle donne per violenza erano stati 114, 84 a Lodi e 30 a Codogno, ennesima testimonianza di come, in generale, durante la prima ondata pandemica, quando le persone erano chiuse in casa, ad avere la peggio, siano state ancora una volta le donne.

I codici viola

In tutto il 2018 i codici viola, nei nostri ospedali, erano stati 107 e 116 nel 2019. I numeri di un intero anno, insomma, sovrapponibili a quelli di gennaio e ottobre del 2020, probabilmente sottostimati, dato che le persone avevano paura di contagiarsi approdando in pronto soccorso. Al centro antiviolenza “La metà di niente”, gestito da L’Orsa Minore, nel 2020, si sono rivolte 245 donne, quest’anno a fine settembre, invece, 216. «Poi i contatti - spiega la presidente Paola Metalla - si sono trasformati in 189 colloqui per la prima accoglienza, nel 2020 e 127 da gennaio a fine settembre 2021, per capire se la situazione è ad alto rischio per la donna e i suoi figli e serve subito la protezione. Se valutiamo che ci siano situazioni di violenza vera e non solo di fragilità o di conflitti, per i quali contattiamo il consultorio o gli altri servizi, invitiamo la donna intraprendere il percorso». Su 189 casi del 2020, 131 si sono trasformati in percorsi con 17 riattivazioni (recidive). Quest’anno, invece, le prese in carico sono state 124, con 16 riattivazioni. Le richieste di aiuto dal pronto soccorso sono state 66 nel 2020 e 47 quest’anno. Le donne ad alto rischio sono state 15, nel 2021, con 6 donne messe in protezione e 38, l’anno prima, con 7 messe in protezione per emergenza.

Sempre più vittime giovani

L’età delle violenze si è molto abbassata. «Abbiamo già delle coppie adolescenti - spiega la presidente - che si rivolgono a noi». Il consiglio della dottoressa Metalla è quello di denunciare «quando c’è già una rete alle spalle. Per questo bisogna mettersi nelle mani del centro antiviolenza e delle forze dell’ordine, per proteggersi. La rete e il centro antiviolenza sono fondamentali per non andare allo sbaraglio da sole». Purtroppo, annota la presidente, «la sensibilizzazione e la formazione nelle scuole sono ferme perché non c’è più un bando regionale. Per questo ci siamo rivolte al bando di fondazione Comunitaria scrivendo il progetto “Filo rosso”, per continuare ad entrare nelle scuole a fare sensibilizzazione, e chiediamo ai genitori di darci una mano». Ieri pomeriggio la presidente è stata alla Bcc e oggi sarà da Assolombarda, a parlare di educazione finanziaria: a volte, le donne sono costrette a subire perché non hanno un lavoro.

Le strutture in campo

L’Orsa minore ha appena terminato la formazione per gli agenti, i primi che entrano nelle case, e per gli operatori del dipartimento di salute mentale. Il centro è dotato di una équipe di professioniste, per questo sta combattendo per recuperare i fondi «che sono stati tagliati da Regione Lombardia; chiediamo al territorio di darci una mano. I finanziamenti per l’aiuto abitativo, lavorativo e la formazione nelle scuole non c’è più: i fondi sono stati tagliati. È bello parlare, ma se qualcuno mette la mano sul conto corrente, non ne veniamo fuori. Ci siamo rivolte anche all’assemblea dei sindaci, in periodo pre Covid, ma non abbiamo avuto alcuna risposta dal territorio. Sarebbe interessante che i Comuni che accolgono le donne aiutate da noi ci dessero una mano. La violenza è trasversale, andiamo oltre lo stereotipo di genere, cioè che la violenza colpisce solo i ceti meno abbienti e le donne meno istruite, colpisce tutti i ceti sociali in tutte le sue forme. La violenza spesso è praticata da chi ci è più vicino. Siamo l’unico centro accreditato su questo tema per intervenire. Con la rete abbiamo un ottimo rapporto, ci si muove in sincronia, ma poi se non ci sono fondi come si fa a lavorare?».

Le donne che hanno bisogno di aiuto possono rivolgersi al numero rosso 331/3495221. Chi volesse dare una mano può utilizzare l’Iban IT56X0503420303000000000731.

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