Verso il voto, ormai siamo agli sgoccioli

Tacciono i sondaggi, finalmente, e con essi tacciono i messaggi che hanno fatto passare. Vorremmo che tacessero ormai anche i politici, in modo da consentirci la possibilità di sedimentare parole e volti, promesse e programmi, attraverso i quali e con i quali ci recheremmo, ancora una volta e “obtorto collo”, a decidere del nostro futuro. Li abbiamo visti e sentiti fin troppo in questo periodo, abbiamo materiale sufficiente per giudicare, ma ci sarà veramente da aspettarsi che la gente non si “fa” più abbindolare? L’esperienza induce purtroppo a temere che molti ancora ci cascheranno, attratti dalle sirene. Chi ha avuto la costanza di ascoltare i candidati e di scrutare i loro occhi, per cercare cosa c’era veramente nei loro fiumi di parole, forse si è già fatta un’idea e con questa si recherà alle urne e ne abbiamo abbastanza, per favore. Siamo stufi di tutto: di salotti, di confronti, di fumo negli occhi! Ma la legge ha le sue regole, per cui dovremo ancora, salvo avere il coraggio di oscurare i nostri teleschermi, sorbirci uno scontro di lusinghe sino all’ultimo momento, e ciò non farà altro che rinfocolare la mancanza di fiducia che sta crescendo giorno dopo giorno e che potrebbe sfociare nell’aumento dell’astensione o nel voto di protesta buttato nell’urna all’ultimo minuto, sicuri che intanto non cambierà niente, perché se non ci si rinnova dal di dentro drasticamente, tutto sarà come prima o peggio.Tutti i giorni qualche nuovo personaggio viene preso con le mani nella marmellata; da tangentopoli ad oggi non si può proprio dire che la storia sia stata maestra di vita. E nessuno ormai più parla di forconi, o di scope, perché anche gli indignati sembrano essersi arresi. Ne abbiamo sentite di ogni colore e non sarà finita: l’attesa di una notizia shock da parte di Berlusconi mi aveva messo in agitazione perché temevo che si andasse oltre, rispetto alla promessa della sconfitta del cancro (chi ha in mente quelle parole?). Nessuno gli ha ricordato, nei vari dibattiti, che quella era stata proprio una promessa crudele, perché qualche malato terminale ci aveva anche sperato!Tornando, però, alle cose serie, che si sentono di striscio, un fatto mi ha veramente sconvolto in questi giorni: il suicidio di quel sindacalista che da dieci anni non aveva più trovato lavoro ed ora, all’età di sessantun anni si era reso conto di aver perduto anche quel poco di dignità che gli rimaneva e che la Costituzione Italiana dovrebbe assicurare ad ogni cittadino: il diritto al lavoro, senza il quale una persona si sente vuota e derubata delle sue capacità di poter vivere di sé, di sostenere la propria famiglia, di poter essere un genitore che mantiene ed educa i propri figli. Non entro nei particolari della tragedia, tuttavia se, prima di andarsene, quell’ex lavoratore ha affidato il suo dolore in una lettera al Presidente della Repubblica ed una al sindacato, tutto ciò non può lasciare indifferenti sia noi elettori, sia i candidati al Parlamento.Perché nella campagna elettorale dei suicidi dovuti alla perdita dei lavoratori dipendenti o dei tanti datori di lavoro che lo hanno fatto perché stretti dagli effetti devastanti della crisi economico-finanziaria, non si è mai sentito parlare?Eppure proprio da lì forse bisognava ripartire perché qualche colpevole c’è pur stato; ma a quanto sembra queste morti non pesano sulla coscienza di nessuno, poiché il malaffare e la malapolitica si è così spalmata al punto tale che ciascuno si è trovato un alibi per sentirsene innocente, scaricando la colpa sul sistema. Mai più suicidi per perdita di lavoro! Altrimenti che senso avrebbe l’articolo uno della Costituzione?Bene ha fatto il cardinal Bagnasco a sollecitare i cattolici e la gente di buona volontà a fare la propria parte, liberamente e in maniera responsabile, andando a votare: ultimo strumento democratico, sia pure dimezzato a causa del porcellum vigente, per garantire un minimo di partecipazione e di condivisione.Come pure condivido la scelta prioritaria del lavoro che va assicurato a tutti, e soprattutto ai giovani; così pure occorre garantire sostegno alle famiglie, a quelle che vorrebbero formarsi, a quelle già in campo, a quelle dei “nonni”. Non si dimentichino i nuovi politici che usciranno dalla competizione elettorale che se non ci fossero state le famiglie, nonni pensionati compresi, a riempire i vuoti di figli, nipoti e pronipoti, il Paese sarebbe veramente caduto nel baratro. Sono state le famiglie l’ammortizzatore sociale che ci ha salvati in Europa dal default.Come pure condivido l’auspicio di riformare lo Stato affinché diventi meno dispendioso e farraginoso, più equo ed efficiente. Toccherà agli esperti, insieme ai politici, fare in modo che lo Stato torni a fare da guida, da garante, da stimolo, da riferimento sicuro. Una cosa, tuttavia, mi rende ancora un po’ dubbioso: quando il Presidente della Conferenza Episcopale sottolinea che: “la gente non si fa più abbindolare da niente e da nessuno” usa un verbo al tempo presente…. Il Cardinale deve pure infondere speranza, io purtroppo ho paura che basti ancora la carota per illudere tanta gente che con il rimborso di qualche centinaio di euro è pronta a tollerare la prosecuzione per un ulteriore quinquennio di un decadimento morale e culturale che ciascuno a parole detesta, ma a cui ormai ha fatto il callo. E, per finire, non fanno un buon servizio al Paese quelle persone, che anche stimiamo per la loro professionalità, che si vantano di non essere andati a votare per trent’anni e lo faranno anche ora: si tagliano il diritto di proporre e di criticare; io invece penso che oggi, ancora di più, dobbiamo usare il discernimento che ci è possibile ed avere il coraggio di fare la scelta meno peggiore, perché ora la migliore ci è preclusa. Il momento non offre molto di più, purtroppo.

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