Venti detenuti e due guardie positivi al covid: focolaio nel carcere di Lodi

Situazione precipitata in poche settimane nonostante i controlli serrati ma in dieci sono già guariti

Venti detenuti positivi nel carcere di Lodi su un totale di poco meno di settanta, e alcuni giorni fa la situazione sarebbe stata ancora più critica con una trentina di persone positive, quasi la metà del totale: nella casa circondariale di via Cagnola a Lodi si è sviluppato un focolaio di covid-19, come ha confermato nel pomeriggio di ieri anche la Commissione speciale sulla situazione carceraria di Regione Lombardia, dopo aver incontrato il provveditore dell’amministrazione penitenziaria regionale Pietro Buffa. Il carcere di Lodi viene indicato come sede di un focolaio assieme a quello di Busto Arsizio. A Lodi la malattia ha colpito anche due agenti della polizia penitenziaria, almeno uno dei quali ha avuto bisogno di cure ospedaliere.

Ad affrontare la situazione, il direttore Gianfranco Mongelli, che è in applicazione e che è anche impegnato come vice direttore del carcere di Bollate, ma il sistema carcerario lombardo non si è presentato impreparato alla seconda ondata: l’organizzazione prevede il trasferimento di tutti i detenuti positivi in un carcere hub, inizialmente individuato solo a San Vittore e poi con il coinvolgimento anche di Bollate, e, in caso di necessità, anche di altre strutture, per un totale di 403 posti covid. Il bilancio fornito ieri dalla Commissione regionale speciale sulla situazione carceraria in Lombardia era di 172 detenuti contagiati, 11 ricoverati e 142 operatori in quarantena per positività o contatti con positivi. L’obiettivo è di tenere la maggior parte delle carceri, Lodi compresa, covid free, allontanando subito chi ha segni di contagio per riportarlo poi nella struttura di provenienza solo a guarigione avvenuta. Situazioni critiche di salute non ce ne sarebbero, anche per l’età media non elevata dei detenuti, e rispetto al picco di alcuni giorni fa, una decina di loro sono già rientrati a Lodi. A preoccupare è la velocità con la quale è esploso il contagio, appena tre settimane fa si parlava di una guardia e di un solo detenuto. Chiunque acceda è sottoposto a prova della temperatura e saturimetria nella tenda triage esterna. I colloqui con i familiari sono possibili solo via telefono e sono sospesi quelli con i volontari.

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