Una specie in via di estinzione

Ridateci le ragazze acqua e sapone! Da qualche tempo è l’appello che frulla nella mia testa di donna e madre. Soprattutto di madre di due figlie femmine, che presto, (ma non troppo, spero), diventeranno ragazze e poi donne. La prospettiva da una parte mi affascina e mi riempie di curiosità e dall’altra mi atterrisce. Non perché non abbia fiducia nel loro buon cuore ma perché il mondo di oggi per una ragazza mi sembra diventato davvero difficile. Di recente più di un amico mi ha visto restare a bocca aperta di fronte a certe interviste o dopo aver letto qualche intercettazione in articoli che riferivano dei recenti scandali del nostro povero Paese. La stampa e la televisione italiana regalano immagini di ragazze che mi preoccupano. Ci sono quindicenni truccate come donne adulte, svestite come signore «di facili costumi» (come si diceva una volta), orgogliosamente sboccate. Il sabato sera escono, passano da un locale all’altro, poi arrivano in discoteca e rientrano alle sei di mattina. Le sei di mattina… più o meno l’ora in cui una volta le ragazze si alzavano per riassettare la loro camera e prepararsi prima di andare a scuola o al lavoro. Ma non è tutto. Ci sono giovani donne che in televisione raccontano disinvolte di aver intrapreso una professione (la più antica del mondo, che però ora viene indicata con un termine inglese, come a volerla nobilitare) e si soffermano sui dettagli, senza il minimo imbarazzo, senza ovviamente un barlume di pudore. E ci sono altre ragazze che per pagare l’affitto e garantirsi una vita agiata anziché lavorare da impiegate o da commesse trovano più vantaggioso vendere il loro corpo e la loro dignità (anche se forse sono consapevoli del primo e ignorano la seconda). Pare poi che di questi tempi le giovani signore che si conquistano spazi li ottengano solo perché sono belle, perché sono spregiudicate. Spesso accettano ruoli di responsabilità e di impegno, come quello di amministrare un ente pubblico, in cambio dei loro favori, portando in dote al ruolo che incarnano solo un sorriso radioso, essendo prive di idee,di valori e di sostanze. Il quadro non è nemmeno completo eppure a me già basta. So che non tutte le ragazze sono così, ma purtroppo delle altre, di quelle che una volta si definivano «perbene», i media parlano di rado. E il sospetto è che stiano diventando una specie in via di estinzione. Anche per loro forse servirebbe un fondo di protezione, come quello per gli animali o per la natura selvaggia. E a istituirlo probabilmente dovrebbero essere i genitori. Al momento le mie bambine sono impegnate in attività pulite e adatte alle loro età: una analizza i verbi nell’esercizio del suo sussidiario, l’altra gioca con dei pupazzetti. Ma cosa accadrà fra qualche anno? Cominceranno a sfogliare i giornali, ad ascoltare i discorsi dei coetanei e a venire a contatto con modelli come quelli di oggi. Per sostenerle come genitori dovremo spiegare loro un sacco di cose: trasmettere valori autentici; insegnare a diffidare della strada più facile, perché spesso conduce in luoghi pericolosi; istruirle a capire che la fatica pesa ma aiuta anche a raggiungere obiettivi elevati, come ben sa chi scala una montagna e suda per arrivare in cima ma poi gode di una vista straordinaria che lo avvicina al Cielo. Di fronte agli esempi malsani, alla mancanza di riferimenti della società, ai suggerimenti da la Lucignolo degli amici, la famiglia deve rimanere un punto di riferimento, il porto sicuro cui approdare per chiedere aiuto e sostegno. Dopo tante parole mi rendo conto che questo articolo era dedicato alla festa della donna e che, in realtà, ho parlato soprattutto di bambine e ragazze. Ma di questi tempi, mi pare che si debba partire dall’inizio per rifondare un’identità. E per definirla ho pensato di fare un gioco che mi piaceva da bambina. Si chiama acrostico. Prendo la parola, poi ad ogni lettera che la compone assegno un significato che spieghi l’essenza del termine. Ecco cosa mi è venuto con DONNA. La D richiama alla Dignità, che dovrebbe essere una caratteristica irrinunciabile per le signore. Dignità dell’anima e del corpo, riconoscimento della ricchezza che hanno il nostro spirito e il nostro aspetto esteriore, che non vanno svenduti o manipolati. Poi la O di Onore, l’onore di appartenere al genere che ha ricevuto il dono più grande perché regala la vita, la vede svilupparsi, la aiuta a prendere coscienza di sé. Ma anche l’Onore di chi sa farsi rispettare e deve pretendere di essere celebrato, non sfruttato e trattato come un oggetto. La prima N sta per nutrimento, perché alle donne da sempre spetta il compito di prendersi cura e di nutrire. Possono essere i figli, o i genitori che invecchiano, o i fratelli sofferenti. La donna per sua essenza si occupa di offrire agli altri ciò che li aiuta a stare bene, provviste o parole buone, a seconda dei casi. La seconda N è quella di Naturalezza, quella della ragazze acqua e sapone, che non hanno bisogno di ostentare atteggiamenti o di indossare maschere per cercare consenso. Ma anche quella dell’istinto, che permette alle donne in tante situazioni di trovare la forza di andare avanti, l’energia di reagire, la soluzione ideale per risolvere un problema. Chiudiamo con la A dell’amore. Canzonette e ritmi parlano sempre d’amore, ma sappiamo davvero cos’è? Non le parole sdolcinate, né le collezioni di innamorate da mostrare agli amici con vanto. L’amore è abnegazione, disponibilità al sacrificio, gioia per un sorriso, desiderio di costruire insieme, capacità di perdonare. Per essenza le donne tutte queste cose le sanno. E, a mio parere, se qualcuno cerca di fargliele dimenticare devono solo reagire. Non lasciarsi plasmare ma tirare fuori la grinta. Per il bene di tutti.

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