Un privato può disporre del fiume?

Gentile direttore, intervengo sulla questione della diga mobile di Castelnuovo, tema che sta infiammando il dibattito nella nostra amata Bassa e che inevitabilmente verrà evocato anche in campagna elettorale. In questa occasione non mi dilungherò su aspetti tecnici ormai sufficientemente chiari. Fino a dieci giorni fa non ne sapevamo nulla; meglio tardi che mai. Quel che sappiamo ci permetterà di capire gli impatti che la diga avrà sul fiume e la sua fruibilità, su campi, fauna e flora e paesaggio. Ma anche di ragionare di noi, della nostra comunità, della politica territoriale e di come mantenerne una coesione. Ed è soprattutto di questo che vorrei parlare.Primo punto: in questa vicenda la prima vittima, insieme ai pesci, è la trasparenza. Il fatto che progetti di area vasta siano noti negli uffici e non ai cittadini dà una dimensione dell’abisso in cui ci hanno sprofondato dieci anni di malgoverno. Qualcuno dirà “Canova la butta in politica”. Certo che sì. Chi governa è responsabile di quel che accade. E la sintesi di questa prima riflessione è che non può essere che un progetto del genere venga spiegato dal Cittadino. È un vulnus alla democrazia e al Lodigiano prima ancora che al fiume. Ed è un indice di scarsa capacità di governo dei processi amministrativi.Secondo punto: la questione privato-pubblico. Da ecologo ammetto che ai pesci, che la diga sia privata o pubblica, cale poco. Da cittadino, no. L’idea che un privato, per quanto capace, possa disporre di una risorsa naturale pubblica non mi scandalizza in sé, ma sembra l’evidente rigurgito di quel liberismo estremista che ormai batte in ritirata in tutto il mondo, dagli Usa alla Francia. Queste iniziative private, peraltro supportate da cospicui finanziamenti pubblici, generano mediamente servizi scadenti, tariffe alte, scarso rispetto ambientale. Ed è ovvio che sia così, perché quel che per l’ente pubblico è un servizio (produco energia per il bene della comunità) per i privati è impresa (produco energia per il mio bene). Nessuno scandalo, se il privato entra nei servizi, ma i Lodigiani riflettano sul fatto che in buona parte del mondo, le produzioni dei servizi collettivi stanno tornando nelle mani dello Stato con buoni o ottimi risultati e riduzione delle tariffe (dal servizio idrico a Parigi, all’energia in California ecc. ecc).Terzo punto: la tattica è nota: si tenta silenziosamente di proporre cose innominabili sperando nella quiescenza dei villici. Forse si pensa che nella Bassa la gente abbia tre narici nonostante le molte vittorie ambientali degli ultimi 30 anni, megadiscarica di Senna Lodigiana per ultima.Per favorire la diga sono promesse scuole, borse di studio, computer, e royalties ai comuni. È un’altra dimostrazione della grave assenza della Provincia di Lodi, che ha tollerato l’avvio di una trattativa fra parti separate, come se il resto del territorio fosse un deserto privo di abitanti. Ragionando in questo modo un sindaco particolarmente cinico potrebbe ospitare la discarica di scorie nucleari che lo Stato Italiano sta cercando di localizzare da dieci anni; perché no? In sintesi: qui è mancata la regia. Bene ha fatto il Parco Adda sud a chiarire le cose e aspettiamo di estendere questo complimento anche alla Provincia di Lodi, fin qui incerta e tremebonda. Riflessione aggiuntiva: che faremo il giorno in cui, in assenza di Enti Intermedi, qualcuno riuscirà finalmente a piazzarci sotto casa il mostro ambientale, l’ “Ilva lodigiana” che condizionerà per sempre le vite vostre e dei vostri figli? Questo è un elemento di interesse politico. E io, Luca Canova, candidato “di servizio” alle elezioni per il Pd, ve lo dico pubblicamente: sono contrario, contrarissimo all’abolizione della Provincia di Lodi.Quarto: verranno a dirvi che la diga produce energia pulita. Che si tratta di economia verde. Attenzione ai falsi miti: anche le dighe in Amazzonia non producono CO2 ma in compenso uccidono uomini, piante e animali, culture, religioni, sapienze. L’idea che qualsiasi impianto che produca energia senza combustione sia “verde” è una delle grandi balle di questo inizio secolo. L’energia rinnovabile deve essere diffusa e pervasiva, per essere sostenibile. I lodigiani costruivano i mulini sui salti d’acqua naturali già 1000 anni fa, non è difficile immaginare (come peraltro già avvenuto) di usare quei salti per produrre energia. E non è nemmeno eretico pensare che i consorzi di bonifica o gli agricoltori li gestiscano, secondo un piano di governo incentivato da fondi pubblici. L’idea di megacentrali per energie “pulite” è un assurdo ecologico ed economico, come quello di coprire i campi, anziché i tetti, con pannelli fotovoltaici.Quinto e ultimo punto: il progetto della diga è la riproposizione in chiave moderna della bacinizzazione dei principali fiumi del Nord. Un vecchio progetto che riguardava il Po, caro ad alcuni ex ministri, di cui resta la grande incompiuta del Canale navigabile. Paradossalmente è stata la comunista Unione Sovietica a bacinizzare per ultima alcuni suoi grandi fiumi, con risultati devastanti sul piano ecologico (pensate al prosciugamento del lago Aral) e fallimentari su quello economico. Da noi c’è chi pensa che sia una bella idea, riproporre cose che erano già vecchie 50 anni fa. È sufficiente per esprimere un giudizio critico, non prima di confermare che chiederò ai competenti organi della Provincia di Lodi di dire pubblicamente cosa ne pensano, in un consiglio provinciale aperto ai cittadini.

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