Un patto sociale contro la crisi

In un momento di forti cambiamenti e sconvolgimenti epocali come quello che stiamo attraversando è assai facile perdere l’orientamento e smarrire il senso del nostro stare insieme. Si ridiscute il nostro essere comunità, nazione o parte dell’unione europea. A fronte delle spinte pressanti che diversi interlocutori indirizzano verso il nostro paese occorre che da parte nostra si sappia rispondere con coerenza e soprattutto con la forza della nostra identità. La nostra risposta nazionale e comunitaria alla crisi deve partire dal riprendere in esame e dal condividere le nostre storie, i nostri valori, le nostre necessità e priorità: deve partire dalla saldezza del nostro “Patto Sociale”.In prima istanza questa impostazione ci porta a rileggere ed attualizzare ciò che la nostra Carta Costituzionale pone a fondamento della nostra comunità. Non si tratta solo di rispettarne le norme, si tratta di riabbracciarne i valori e le scelte. Analizzando l’attuale situazione in questa prospettiva possiamo accorgerci come la crisi attuale sia il frutto di una società che ha innalzato i valori della Costituzione ma che li ha mantenuti e difesi solo nell’ottica formale e poco in quella sostanziale. Dalla stesura della Costituzione ad oggi di progressi ne sono stati fatti sia nel sociale sia nell’economia, a ben vedere però alcuni dei principi fondamentali sono ben lungi dall’essere pienamente e veramente vissuti.“…la sovranità appartiene al popolo, che la esercita…” formalmente è così, ma fino a che punto? Come può esserlo fino in fondo quando non è nemmeno possibile, con il sistema elettorale attuale, determinare nello specifico le persone che ci rappresenteranno? Come può esserlo fino in fondo quando la gente non trova giustificazione né senso in alcune scelte amministrative che contrastano palesemente con la volontà e con l’interesse generale? Come può esserlo fino in fondo quando persone elette con i nostri voti si trovano poi in balia di poteri forti ed estranei che pilotano le scelte e le norme? Il popolo siamo tutti noi, gli ultimi compresi, soprattutto gli ultimi, non possiamo sentirci democrazia solo nel momento delle elezioni.“La Repubblica… richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.” Il dovere di solidarietà non è discrezionale, è una vocazione della nostra società e si fonda sull’idea che nessuno di noi può essere felice da solo. La solidarietà è un gesto che aumenta la nostra libertà perché ci permette di vivere con gli altri, senza paure, senza distinzioni e nell’aiuto reciproco. È una solidarietà che si esprime per via normativa, il fisco e la previdenza, ma soprattutto è una solidarietà sussidiaria fatta di gesti concreti, semplici e diretti; fatta di comportamenti personali, dell’opera delle associazioni e delle istituzioni nei vari livelli. Come può esserci solidarietà vera quando chi ha più possibilità è il primo a tirarsi indietro o ad essere favorito dalle leggi? Come possiamo pensare di aver costruito una solidarietà efficace se oggi si è ampliato in modo impressionante il divario tra l’enorme mole dei ceti più poveri e una élite di ricchi chiusa in se stessa?“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Sarebbe troppo facile affrontare il problema ponendo come parametro solo il tasso di disoccupazione. La lettura che potremmo attuare è una lettura funzionale: l’Italia è fondata sul contributo di tutti per la valorizzazione di tutti. Questo è il cardine del nostro ordinamento: l’inclusione. Una società che include è una società che valorizza le persone e la loro dignità, riconoscendone il valore attraverso la disponibilità ad accoglierne l’opera: il lavoro. Senza una politica efficace per il lavoro non c’è inclusione, non c’è famiglia, non c’è società.A tutti noi la responsabilità di gestire il cambiamento nella direzione di un’attuazione concreta e sostanziale della nostra Costituzione.Estendo a tutti l’invito ad approfondire il contributo che i cattolici possono fornire in questa fase così delicata, partendo dall’appuntamento di domani, domenica 4 dicembre dalle ore 9.30 alla Casa Della Gioventù in viale Rimembranze in Lodi con una riflessione guidata da don Cesare Pagazzi sul tema “Le beatitudini alla base di un nuovo patto sociale”. La riflessione sarà preceduta dalle lodi mattutine e successivamente sarà possibile partecipare alla S. Messa.

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