Un Nobel nel nome dei bambini

L’assegnazione del Nobel per la pace a Malala Yousafzai e a Kailash Satyarthi, due persone umili,ma giganti nella difesa dei diritti dei bambini,mi riempie di gioia e di speranza, non solo in virtù della mia lunga militanza in Unicef, ma soprattutto come cittadino del mondo. Quante olte,specialmente in questi ultimi tempi,rimaniamo colpiti, turbati, profondamente offesi direi, da notizie terribili che provengono da ogni parte del mondo e raccontano di violenze atroci e abusi di ogni tipo che vengono commessi a danno di bambini. Non so se è più ripugnante la messa in schiavitù di molte bambine che diventano oggetto sessuale per bande armate in Iraq, o la violenza subita da un ragazzo (perché troppo grasso!) in un autolavaggio della periferia di Napoli. E si potrebbe continuare con un tristissimo elenco, che inevitabilmente diventerebbe la galleria degli orrori.Ma, fortunatamente,accanto a questi episodi deprecabili,ce ne sono tanti altri nobili ed edificanti a favore dell’infanzia, ma che non fanno notizia,perché spesso sono semplici, quotidiani, ma non per questo meno efficaci. L’assegnazione del Nobel per la Pace invece, ha fatto notizia,direi alla grande perché ha saputo cogliere nel segno di un problema, quello della lotta allo sfruttamento minorile, tuttora ai primi posti dell’agenda mondiale. Questo riconoscimento inoltre, che ricordiamolo va a due persone straordinarie sul fronte dei diritti umani che hanno pagato pesantemente anche sul piano fisico il loro impegno, si arricchisce di altri e alti significati, che mi hanno indotto all’affermazione iniziale sul cittadino del mondo e sulla speranza. Le due persone premiate appartengono a due stati storicamente, e tuttora in guerra tra loro e sono di due religioni diverse, mussulmana la ragazza pakistana, induista il volontario indiano, confessioni da sempre contrapposte. La speranza dunque è che, anche da questo riconoscimento possa venire un importante e severo monito a trovare forme di pace duratura e di convivenza civile tra due popoli che vivono nella medesima area geografica.Zona del mondo, questa, che pur fra grandi contraddizioni, di crescita tumultuosa ed eccellenza in alcuni settori, è ancora classificata tra i paesi più poveri e culturalmente arretrati del mondo. Un riconoscimento così prestigioso, dunque,assegnato sul fronte dei diritti umani, spesso appannaggio dei paesi cosiddetti più avanzati e ricchi, è un ulteriore segnale di speranza, per un riscatto di tutta quella parte della terra, per altri versi denominata sud del mondo, per troppo tempo tenuta in stato di inferiorità,culturale ed economica.Ed è in continuità con la concretezza delle azioni sin qui messe in campo dai premiati (non dimentichiamo le battaglie sostenute dalla giovane Malala e le migliaia di bambini salvati da Kailash) che deve muoversi questo Nobel, a partire dalla presenza congiunta dei due capi di stato alla consegna del premio, che sarebbe un bel segnale di distensione, e prima ancora se vogliamo, dalla Giornata Internazionale delle Bambine che,un po’ in sordina per il vero, si è celebrata proprio l’11 ottobre e alle quali bambine,tutte, ci sentiamo di dedicare questo premio.

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