Cicely Saunders, la fondatrice del movimento degli hospices (siamo negli anni Settanta) diceva che la presenza di un Hospice è l’espressione della sensibilità e dell’attenzione che una comunità ha nei confronti del dolore e della sofferenza: niente di più vero. I medici che, per motivi professionali, hanno dovuto affrontare e dare risposte concrete ai mille problemi dei pazienti terminali si sono per anni battuti per ottenere che le istituzioni raccogliessero questo messaggio e approvassero una legge finalizzata alla costruzione di Hospices.Nel 2000 la legge è arrivata ed ora gli Hospices sono una realtà.Mai e poi mai avrei immaginato che avere un Hospice nella propria comunità potesse diventare motivo di conflitto come riportano le cronache di questi giorni.Tutto questo non può fare che piacere.Come al solito e come è giusto dobbiamo confrontarci con le leggi e le disposizioni della sanità regionale.Sono d’accordo che non possiamo pretendere di avere un Ospedale sotto la propria casa, ma l’Hospice è una realtà diversa: ogni Comunità potrebbe averne uno. Per raggiungere questo obiettivo occorre la volontà e l’impegno di tutta la collettività.Non basta rivendicare il diritto di avere un Hospice, bisogna poi proteggerlo, finanziarlo e soprattutto fare in modo che sia all’altezza della situazione: efficiente, decoroso, dignitoso.Il rispetto della vita umana richiede che non possiamo rinunciare a tutto questo.Solo così l’Hospice che comprensibilmente ogni comunità rivendica può diventare il luogo dove potremmo portare la persona più cara.Solo così tornando la sera a casa con tanto dolore avremmo la consolazione di dire a noi stessi: è nel posto giusto.
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