Un assessore per il lavoro in tutti i comuni

Caro Direttore , ho letto con attenzione l’articolo scritto dal Segretario Provinciale della Cisl Mario Uccellini nell’apposito spazio a lui riservato come inserto allegato al Cittadino di giovedì 27 marzo. Condivido molto la filosofia e le ragioni dell’appello che Uccellini ha rivolto agli Amministratori che saranno scelti alle prossime elezioni del 25 maggio 2014 per la creazione, laddove non ci fosse già, di un’ apposito Assessorato al lavoro, perché a volte come si dice spesso, la forma è anche sostanza. Personalmente credo che immaginare un assessorato denominato Politiche sociali e di sostegno al lavoro dia ancora meglio il segno di quanto stanno facendo e possono fare le Amministrazioni Comunali per sostenere le famiglie e le singole persone colpite dalla crisi di questi anni terribili. Per questo sicuramente mi adopererò perché la compagine che sosterrò nella prossima campagna elettorale per le Amministrative della mia Comunità, abbia nell’ambito della compagine di Giunta una simile delega. Detto questo vorrei anche però esprimere un breve ragionamento sul ruolo che i Comuni devono, a mio avviso, giocare nell’ambito di un “concorso” alla ripresa della crescita di questo Paese e sugli strumenti che possono mettere a questo proposito in campo. Credo che il Lodigiano sia stato in questi anni terra di sperimentazione ed innovazione nel campo del sostegno al lavoro, nonostante l’ultimo quinquennio abbia visto incrinarsi pericolosamente quella coesione socio-istituzionale che era diventata negli ultimi decenni ed in particolare nei primi anni di vita della Provincia di Lodi, una delle peculiarità ed uno dei punti di forza più importanti del Lodigiano. La costruzione del Consorzio per i servizi alla persona, oggi trasformato in Azienda Speciale, la creazione di SAL tra le poche società in house esistenti in Italia in un settore delicato come quello del ciclo idrico sono due esempi importanti che hanno portato servizi e posti di lavoro sul territorio. La creazione di un Fondo anticrisi provinciale, poi forse troppo frettolosamente archiviato, che è però servito da spunto e modello ai fondi anticrisi comunali attraverso i quali si è sviluppata l’esperienza anche qui tutta Lodigiana, delle Borse lavoro comunali e di quelle legate all’ufficio di piano sono “buone pratiche che dimostrano la vitalità, la fantasia e la volontà di reagire alla crisi. In questo contesto anche la scommessa del Parco Tecnologico Padano e dell’Università, punti di riferimento e sviluppo per un territorio a vocazione agroalimentare come il nostro, sono elementi preziosi per invertire la tendenza negativa di questo ciclo socio-economico. In tutti questi progetti ed in tutte queste realtà i Comuni hanno giocato un ruolo da primi attori, rendendosi protagonisti assieme ad altri soggetti ovviamente, di queste positive e lungimiranti esperienze. Ma i Comuni possono e devono anche tornare, patto di stabilità permettendo (ma sul suo allentamento per tutti e sulla sua esclusione per le realtà più piccole già nel 2014 sono ottimista), ad investire sul territorio con opere (i famosi lavori pubblici) ed interventi di manutenzione e messa in sicurezza del patrimonio pubblico (strade, rive, scuole, illuminazione), perché vede caro Direttore, una delle più grosse bugie raccontate ai cittadini in questi anni è stata quella di immaginare che la costruzione di una scuola o la sua manutenzione, per fare un esempio lampante, non fosse un investimento sui nostri figli e sul nostro futuro, ma un debito per la Comunità, con il risultato di considerare quegli Enti che avevano sacrosantamente ben investito in questo campo, non virtuosi perché gravati da indebitamento da mutui, che dire di queste panzane se non che sono una follia economica. Riprendere ad investire nella manutenzione del territorio e dei beni pubblici significa quindi creare lavoro per quelle imprese piccole e medie che sono la forza del Lodigiano e che oggi, perse le commesse pubbliche (che erano circa il 70% del loro fatturato), gravano quando va bene in uno stato comatoso e quando è andata male hanno chiuso i battenti. A casa sono rimasti i nostri imbianchini, i nostri idraulici, muratori, falegnami, carpentieri, fabbri, vetrai e con loro i nostri giovani apprendisti. Naturalmente bisognerà fare attenzione al come si eseguono gli appalti, a come nella legittimità si può dare lavoro al territorio, ma in questo campo io credo, i nostri Amministratori vecchi e nuovi assieme alle categorie produttive, senza demagogia e forzature inutili, possono già oggi e a maggior ragione domani, muoversi nel senso giusto. Sostegno a chi è in difficoltà, impulso a chi produce, questo binomio vincente può, anzi deve, trovare negli Assessorati delle nuove Amministrazioni Comunali il giusto luogo dove sviluppare una nuova Primavera occupazionale Lodigiana. Io ci credo. Cordialmente.

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