Tute blu, è stato un gennaio nero

Metalmeccanici: impennata della cassa integrazione

Non c’è niente da fare per i metalmeccanici della provincia di Lodi: l’anno inizia con delle brutte notizie. A gennaio, infatti, la cassa integrazione ha subito l’ennesima impennata rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, pari +964 per cento.

È il risultato peggiore dopo Sondrio, dove l’utilizzo degli ammortizzatori sociali ha raggiunto addirittura il +1039 per cento. A tenere sotto controllo la situazione è la Fiom Cgil. Il sindacato delle “tute blu” sottolinea che le altre province lombarde non sono da meno: Bergamo ha raggiunto il 146 per cento di ore di cassa integrazione in più, Como il 185 per cento, Lecco il 181, Pavia il 223 e, infine, Milano il 235 per cento in più.

Solo qualche settimana fa, la Fiom Cgil aveva lanciato l’allarme sulla crisi che ormai da anni ha colpito il comparto e che anche nel 2013 sta provocando un’ondata di licenziamenti.

In Lombardia, se si considera il mese di gennaio 2013 in rapporto allo stesso mese del 2012, si è passati da circa 5 milioni 800mila ore di cassa integrazione a quasi 9 milioni 800mila ore, con un incremento più significativo per gli impiegati rispetto agli operai.

Fermo restando un aspetto: in termini numerici (e non percentuali), le ore per gli operai in cassa integrazione sono quasi il triplo di quelle degli impiegati. «Questi dati indicano che la ripresa è lontana - dice Mirco Rota, segretario generale Fiom Cgil Lombardia - e che l’anno comincia in modo estremamente negativo».

Inutile dire che a livello locale il quadro sia preoccupante. Sul tavolo del segretario della Fiom Cgil di Lodi, Giovanni Ranzini, ci sono trattativa importantissime: dalla Schneider di Guardamiglio che vuole trasferirsi a Bergamo alla Giannoni di Marudo-Vidardo dove si discute di esuberi, passando per la Marcegaglia di Graffignana e le Officine Curioni di Galgagnano. «La sensazione è che manchi la gestione di un vero e proprio piano del territorio, un piano comune delle province - commenta Ranzini, che ieri pomeriggio stava seguendo la questione della Schneider di Guardamiglio -: sembra che ognuno pensi solo al suo piccolo e alla sua realtà mentre un piano comune non c’è. La Schneider ne è un esempio, si trasferisce a Stezzano e di certo una decisione così non fa il bene del territorio lodigiano, semmai farà il bene di Stezzano. Noi ci stiamo impoverendo e questo succede un po’ con tutte le aziende, grandi e piccole. Quelle piccole, inoltre, hanno tutta una serie di problemi di cui si sente parlare spesso, dalla liquidità alle banche che non danno più credito. Come fare e cosa fare per gestire questo momento di difficoltà, non si sa - conclude infine il sindacalista -. È vero, è una questione complessa e forse sarebbe necessario il coinvolgimento delle tre confederazioni (Cgil, Cisl e Uil, ndr), della Provincia, della Regione e dei comuni».

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