Tre priorità per il futuro del territorio

Ragionare sulle prospettive del territorio della provincia di Lodi nel momento in cui sarà modificata o del tutto superata la sua rappresentanza istituzionale, non può prescindere dal riferimento alla situazione di crisi globale che stiamo vivendo. Dal mio punto di vista si tratta di un processo che è caratterizzato da due aspetti di fondo: da una parte una redistribuzione complessiva del reddito a livello delle diverse aree del nostro pianeta, in quanto lo sviluppo accentuato dei paesi asiatici, India e Cina per citarne i principali, e di quelli dell’America Latina (ma anche in Africa ci sono processi analoghi che si stanno avviando) non può non comportare una redistribuzione delle risorse e quindi della ricchezza; dall’altra la scoperta, che non è di oggi, dei limiti del nostro pianeta derivanti in modo particolare dalla fine del ciclo delle risorse fossili e dall’inquinamento ad esso legato con le conseguenze relative dei cambiamenti climatici. Si tratta di processi che richiedono una risposta globale, ma a cui le realtà territoriali possono portare il loro contributo: ne deriva che una modifica istituzionale che comporta perdita di autonomia può comportare l’indebolimento di questa capacità. Personalmente, ho creduto nel processo di autonomia del nostro territorio che ha portato alla istituzione dell’Ente Provincia come elemento di affermazione dell’identità di un’area che era sacrificata nel contesto della metropoli milanese e resto convinto che con il lavoro di questi anni buoni risultati siano stati raggiunti sia nella delineazione di un progetto complessivo (penso al percorso che va dal Patto territoriale, al Contratto per lo Sviluppo al Piano strategico della Provincia di Lodi), sia nella infrastrutturazione in senso lato (non ci sono solo le strade, ma anche le infrastrutture scolastiche e quindi l’Università e le scuole di ogni ordine e grado), sia per le strutture sanitarie per cui i nostri ospedali, pur con tutti i limiti che ancora presentano, non sono più quelli di vent’anni fa, sia per i servizi, e penso soprattutto ai servizi alla persona per cui l’istituzione del Consorzio Lodigiano per i Servizi alla Persona rappresenta tutt’ora un’esperienza innovativa nelle modalità di gestione delle competenze degli Enti Locali in questo ambito. Considero perciò la modifica del dato istituzionale decisa, una perdita secca dal punto di vista della possibilità del nostro territorio di contribuire a costruire il proprio futuro e ritengo possibili alternative che coinvolgano prima di tutto l’organizzazione centrale dello Stato attraverso le Prefetture. Resto comunque del tutto convinto che quanto seminato nel corso di questi anni, non potrà andare del tutto perduto e sarà compito delle rappresentanze istituzionali, pur modificate, che resteranno, ed in modo particolare i Comuni, e delle forze politiche, che si dovranno giocare su questo terreno la leadership del territorio, delineare un progetto che serva a salvaguardare quei margini di autonomia che abbiamo raggiunto. Un progetto che, dal mio punto di vista, deve contenere oggi tre priorità fondamentali: 1 - Un processo di redistribuzione del reddito per compensare le marcate differenziazioni sociali che sono state indotte da una crescita distorta, prima responsabile della situazione di crisi in cui ci troviamo. Chiaramente un obiettivo di questo genere può essere realizzato solo a livello nazionale (ma oggi, con l’armonizzazione dei sistemi fiscali, occorre tenere presente il quadro europeo) e le istituzioni locali hanno ben pochi strumenti per potere intervenire. Però qualcosa può essere fatta. È stato sicuramente un errore non alimentare il Fondo Sociale che era stato istituito dal governo del centro sinistra in Provincia. Era necessario alimentarlo ed incrementarlo aprendolo anche al contributo dei soggetti privati (imprese o anche singoli). Con la gestione di una associazione no profit è, oltretutto, ipotizzabile anche un meccanismio di detassazione di tali contributi. Un fondo di questo genere, opportunamente sostenuto, può non solo intervenire sulle situazioni sociali più drammatiche, ma anche essere strumento di attivazione di possibilità di lavoro, limitate ma concrete, in ambiti che richiedono un intervento ma che sono nel complesso trascurate. Penso alla manutenzione del territorio, del verde, della rete delle piste ciclopedonali, dei servizi alla persona ecc. 2 - Il lavoro, che significa attenzione alla struttura produttiva del territorio, sia per le possibilità che ha di offrire lavoro, ma anche perchè con i suoi prodotti può soddisfare le esigenze dei suoi abitanti (il km zero come possibilità di utilizzo della produzione più vicina al consumatore finale per ridurre i costi ambientali). Oggi, non essendoci ormai più grandi industrie e le poche rimaste sono in crisi, occorre rivolgere la propria attenzione alla realtà delle piccole e medie imprese del settore agricolo e agroalimentare, dell’artigianato, della distribuzione, rafforzando e non indebolendo i diritti di chi lavora ed estendendoli anche a quelle aree di lavoro autonomo che rappresentano forme mascherate di lavoro dipendente. E qui le istituzioni pubbliche hanno molto da fare sia attraverso il completamento di un processo di semplificazione burocratica già avviato, sia attraverso il sostegno alla produzione locale nella competizione con i territori contigui e favorendo un processo di internazionalizzazione.3 - Salvaguardare un sistema di Welfare locale che attraverso la pianificazione territoriale, il ruolo assunto dal Consorzio lodigiano per i servizi alla persona ed il contributo fornito dalle numerose associazioni di volontariato che operano in questo ambito, ha apportato un significativo valore aggiunto che rischia di andare disperso a causa della mancanza di fondi necessari al suo sostentamento.

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