Tre anni da non perdere

Il 30 dicembre 2011 il differenziale tra i rendimenti dei titoli di stato italiani a dieci anni rispetto al Bund tedesco, meglio noto come spread, era pari a 519 punti base; l’8 marzo tale differenziale è sceso sotto i 300 punti. Il lungo inverno dello stato italiano si avvia forse alla fine? O meglio lo stato Italia con i suoi cittadini e le imprese sono usciti dal pericolo del fallimento? Il governo guidato da Monti ha continuato nell’impegno di riduzione del deficit pubblico. Lo ha fatto finora con due scelte: la riforma del sistema pensionistico che prevede il passaggio al sistema contributivo e l’allungamento dell’età di pensionamento e con un forte aumento della pressione fiscale. L’aumento della pressione fiscale si è concentrato sulle imposte indirette e sulla tassazione dei capitali (abitazioni, terreni e titoli finanziari di ogni genere) in parte è già avvenuto con le accise sui carburanti, ma per la gran parte deve ancora arrivare. A giugno debutta la nuova imposta sulle abitazioni e sui fabbricati e in autunno è annunciato l’aumento delle aliquote Iva sui consumi. Gli effetti di questo impegno è stato certificato dall’Istat; il 2 marzo con un comunicato è stato reso noto che l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil nel 2011 è stato pari al 3,9% in miglioramento rispetto al 4,6% dell’anno 2010. E’ stato raggiunto un saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) di 15.658 milioni di euro un valore pari all’1%. Malgrado il ritorno del saldo primario positivo (nel 2008 e 2009 era stato negativo) il debito delle amministrazioni pubbliche è salito al 120,1% del Pil. Pesano su questo dato i circa 78 miliardi di interessi che lo stato italiano ha pagato nel 2011 ai propri creditori.

Il calo dello spread è una bella notizia. Ma d’ora in avanti è più utile concentrarci sul livello di tassi di interesse che il Tesoro paga. Lo spread con i titoli tedeschi non sarà più un dato significativo da prendere come riferimento. Attualmente i tassi di interesse sui Bund tedeschi si aggirano su valori prossimi all’1% mentre il tasso di inflazione in Germania ha superato il 2%. Uno dei parametri considerati da chi presta i soldi è il recupero del tasso di inflazione per mantenere inalterato il capitale; sul medio periodo il tasso richiesto è superiore al tasso di inflazione. Pertanto è previsto un aumento di tassi in Germania a fronte di una stabilità di quelli italiani con un effetto di restringimento dello spread.

Confrontando i tassi di interesse attuali pagati dal Tesoro italiano con quelli del novembre 2011 è evidente il miglioramento: scadenza annuale 1,14% (9,47% a novembre), scadenza biennale 1,80% (7,24%), scadenza triennale 2,52% (7,49%), scadenza quinquennale 3,43% (7,45%), scadenza decennale 4,96% (7,25%). Il tasso di inflazione accertato dall’Istat a febbraio è pari al 3,3%, vi è quindi un rendimento reale negativo per i titoli con scadenza entro i 3 anni, il rendimento diventa positivo per quelli con scadenza superiore. Non vi sono quindi spazi per ulteriori riduzioni.

Coloro che non si sono fatti prendere dal panico a novembre 2011 e hanno acquistato titoli di stato si godono per i prossimi 3 anni tassi introvabili. Per i titoli con scadenza successiva ai 3 anni non vi è ancora la certezza di aver fatto un affare. La mancanza di certezza è data dalla modalità con cui la Banca Centrale Europea ha riempito le banche di liquidità con le recenti aste. A fronte dei titoli di proprietà delle banche dati in garanzia le banche che sono in Europa hanno ricevuto dalla BCE finanziamenti con durata massima di tre anni al tasso dell’1%. La liquidità ricevuta dalle banche è stata utilizzata per la gran parte nell’acquisto dei titoli di stato dei paesi europei che rendono ben più dell’1%. Proprio per questo motivo la maggior parte dei titoli emessi dal Tesoro italiano negli ultimi mesi è stata di durata inferiore ai 3 anni. Ciò ha comportato una riduzione della durata media del debito pubblico. In pratica la politica monetaria accomodante ha concesso tempo agli stati, alle imprese e famiglie per risolvere i loro problemi. E il tempo è limitato a tre anni. In questi tre anni è necessario che riparta la crescita per evitare di trovarci con maggiori problemi degli attuali alla fine del 2014. La dipendenza dello Stato dai suo creditori, testimoniata dal rapporto debito Pil al 120%, prosegue. Per rendere meno stringente tale dipendenza nei confronti degli investitori esteri che detengono circa il 45% del debito complessivo a giorni sarà presentato un titolo di stato telematico riservato solo ai risparmiatori privati. Si tratta di uno strumento per limitare lo strapotere degli intermediari finanziari responsabilizzando i singoli cittadini. Ma è anche un impegno dello Stato nei confronti dei propri cittadini affinché il risanamento sia costante nel corso degli anni.

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